Today I’m showing you how the school system works in Italy: step by step you’ll understand which schools Italian can choose and how they are…
Cosa significa studiare in Italia?
Tutte le mattine passo davanti alla mia vecchia scuola, in sella alla mia bicicletta. Mi fa uno strano effetto ripercorrere quella strada dopo tanti anni e dopo tante esperienze – alcune delle quali lontane migliaia di chilometri. Ma alla fine eccomi di nuovo lì, solo che questa volta non ci entro ma passo oltre, per raggiungere il mio nuovo luogo di lavoro (te ne voglio parlare presto).
L’edificio che ospita il liceo che ho frequentato per cinque anni, durante la mia adolescenza, è di epoca fascista. Lo stile è inconfondibile e, semmai dovessi fare un viaggio in Italia, ti renderesti conto che la maggior parte delle scuole italiane è un perfetto esempio di architettura fascista: sono luoghi imponenti, lineari, grigi e con un’ inconfondibile aria austera.
Il sistema scolastico italiano è certamente molto diverso da quello del tuo Paese. Lo dico per esperienza, perché ogni volta che parlo con qualche straniero facciamo sempre fatica con i paragoni tra i nostri rispettivi percorsi scolastici.
Per questo motivo, oggi vorrei parlarti di cosa significa studiare in Italia.
Per farlo, partirò da una foto… che mi ha mandato un mio studente inglese! La foto raffigura la sua nipotina mentre indossa la sua uniform per fare lezione da casa. Lei è così dolce e la foto così commovente. Una conseguenza reale del lockdown in Inghilterra.
Prima di mostrarmi la sua nipotina, il mio studente mi ha chiesto: “Come si dice uniform in italiano?” e io, ammetto, che non ho saputo rispondere.
Esistono due traduzioni per questa parola: una è “divisa” e l’altra è “uniforme”. Per lo più, vengono considerate due sinonimi, ma non si riferiscono all’ambito scolastico.
Secondo l’enciclopedia Treccani, per “divisa” si intende un abito di foggia e colore particolare, indossato dagli appartenenti a una determinata categoria, in particolare militare o sportiva. (Per esempio, la divisa di una squadra di calcio).
Sempre secondo il noto dizionario enciclopedico italiano, l'”uniforme” è il vestito indossato da chi appartiene a un corpo militare oppure l’abito uguale indossato da tutti coloro che svolgono un particolare servizio per cui devono essere riconoscibili. Per esempio, l’uniforme da infermiera.
La verità è che i bambini italiani non indossano nessuna uniform.
Ma perché gli alunni italiani non indossano una divisa o un’uniforme?
Me lo sono chiesta molte volte. Il senso di avere tutti lo stesso abbigliamento mi è molto chiaro: serve per ridurre le differenze sociali e per mantenere un senso di uguaglianza tra i bambini.
In Italia i bambini più piccoli, in realtà, indossano una sorta di uniforme che si chiama “grembiule”. Si tratta di una grande camicia, molto semplice, da mettere sopra i vestiti. Di solito questa è bianca per le femmine e nera per i maschi (qualche volta blu scuro). Il grembiule si può comprare a basso prezzo in qualsiasi negozio specializzato, ma anche nei supermercati. Devo dire che la mia impressione è che il grembiule sia usato più che altro per proteggere i vestiti dalle macchie che i bambini rischiano di farsi mentre usano i colori o mentre giocano. Nulla di più.
Il grembiule è obbligatorio per i bambini che vanno all’asilo e alle elementari. Se non sai di cosa sto parlando, forse è meglio fare un passo indietro. Ti spiego bene quali sono le fasi della scuola in Italia.
Il sistema scolastico italiano
La “scuola dell’infanzia”, che non è obbligatoria:
– Età 0-3 anni: asilo nido
– Età 3-6 anni: scuola materna
La “scuola dell’obbligo”, che è appunto obbligatoria:
– Età 6-11 anni: scuola elementare (oggi si chiama “scuola primaria”)
– Età 11-14 anni: scuola media (oggi si chiama “scuola secondaria di primo grado”)
L’ultimo anno delle “medie” si fa un esame finale.
Poi, si comincia il secondo ciclo di istruzione:
– Età 14-19 anni: scuola superiore (oggi si chiama “scuola secondaria di secondo grado”) > istituto tecnico o liceo
A conclusione di questi ultimi 5 anni, c’è un esame molto molto importante, che si chiama “maturità”. Dopo, si può decidere di andare subito a lavorare oppure di fare l’università.
– Età 19-23 anni: laurea breve
– Età 23-25 anni: laurea specialistica
In realtà, alcune facoltà universitarie sono “a ciclo unico” come giurisprudenza, medicina, farmacia e architettura. Durano, cioè, cinque o più anni consecutivi.
Ok, ci sarebbero molte altre cose da dire per ciascun punto, ma in poco tempo non riesco a spiegarti tutto. Vediamo se riesco a intercettare alcune tue perplessità.
Un sistema strano?
Come forse avrai notato, quando gli studenti italiani devono cominciare il secondo ciclo di istruzione, si trovano di fronte a un dilemma: liceo oppure istituto tecnico?
In passato vigeva la convinzione che chi scegliesse il primo (il liceo) fosse destinato a fare l’università e chi scegliesse il secondo (l’istituto tecnico) “da grande” avrebbe fatto il professionista tecnico. Per semplificare, tutti i liceali sarebbero potuti diventare medici, avvocati, ingegneri, psicologi, architetti e giornalisti. Invece, gli altri sarebbero potuti diventare elettricisti, idraulici o magari geometri.
Inutile dire che questa netta distinzione oggi non è più valida, specialmente con l’avvento di nuovi lavori nel settore della tecnologia e dell’informatica: oggi gli istituti tecnici sono considerati un ottimo percorso anche per chi vuole diventare un ingegnere o un architetto, ad esempio.
Tuttavia, i ragazzini italiani all’età di 14 anni si trovano ad affrontare una scelta molto difficile, che ostacolerà o faciliterà il loro futuro. Devono già sapere cosa vorranno fare “da grandi”!
Ma cosa cambia tra una scuola e l’altra?
Moltissimo.
Al liceo, si dà molto spazio alle materie umanistiche. Si studia la filosofia, il latino e in certi casi persino il greco. La lingua e la letteratura italiana hanno un peso maggiore che la matematica e la fisica.
In un istituto tecnico, succede il contrario. Gli studenti imparano a capire i meccanismi che regolano il mondo intorno al loro, piuttosto che quelli della mente.
Gli universitari italiani
Un altro aspetto che vorrei farti notare riguarda gli anni dell’università. Hai notato che, alla fine di tutto il percorso, noi italiani siamo più “vecchi” dei nostri colleghi stranieri?
Se tutto va bene, finiamo l’università all’età di 25 anni. Così ho fatto io, anche se molti miei amici hanno impiegato più tempo (è molto comune in Italia).
Ricordo ancora il mio primo giorno di lavoro in una start-up spagnola, quando ho stretto la mano a Julia (anzi, ci siamo scambiate subito un bacio, perché in Spagna si fa così) e ho scoperto che lei aveva appena finito l’università, proprio come me… ma aveva solo 23 anni.
Infine, vorrei dirti un’ultima curiosità. Lo sapevi che gli italiani, quando si laureano, indossano una corona di alloro? È un simbolo che testimonia il raggiungimento di un obiettivo importante, dopo tanta fatica. Per questo motivo, i laureati si fanno fotografare con la corona d’alloro in testa e, solitamente, la usano come fotografia per il loro curriculum o la caricano sul loro profilo LinkedIn, senza sapere che questo potrebbe apparire piuttosto divertente agli occhi di un’azienda non italiana 😉
Vocabolario
in sella = riding
migliaia = thousands
non ci entro = I don’t get in
liceo = high school
imponenti = massive
inconfondibile = unmistakable, unique
uno straniero = a foreigner
commovente = moving
ambito = much desired
la foggia = the shape
appartenenti a = belonging to
il corpo militare = army corps
riconoscibili = recognizable, recognisable
ridurre = to reduce
uguaglianza = equality
le macchie = spots
intercettare = to intercept, to tap
le perplessità = concerns, perplexities, doubts
il secondo ciclo di istruzione = “the second cycle of education”
vigeva (imperfetto)= to rule
la convinzione = the belief
netta = radical, strong, very clear
piuttosto che = rather than
stranieri (aggettivo) = foreigner, not local
si laureano > laurearsi = to graduate
una corona di alloro = laurel wreath, laurel crown
si fanno fotografare = they like to be photographed
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