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10 modi per dire “Mi piace” 👍

Ciao! Sono Barbara, insegno italiano come lingua straniera e da novembre 2020 ti racconto l’Italia dal mio punto di vista. PS. Puoi leggere qui: le storie passate e il mio profilo. PPS. Oggi cercherò di venderti qualcosa, ma naturalmente non c’è nessun obbligo e puoi semplicemente fermarti alla storia (però la cosa che vorrei proporti è davvero figa…e pure economica!)

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I enjoyed it!

La scorsa settimana Gill mi ha chiesto di parlare dei tanti modi per dire “Mi piace” che esistono in italiano. Gill è una studentessa attenta e scrupolosa, che ama indagare le sfumature della lingua e le differenze tra “la sua”, cioè l’inglese, e l’italiano.

La richiesta di Gill mi ha spronata a fare una ricerca approfondita, specialmente dopo che mi sono resa conto della mancanza di una traduzione letterale di alcune espressioni inglesi come I enjoyed it.

Io e Gill* ci siamo accorte da un po’ che il verbo to enjoy in italiano non è traducibile in modo biunivoco, come spesso accade quando si cerca di confrontare due lingue in modo speculare: il risultato non è solo deludente, ma certe volte anche inutile.

Vocabolario (prima parte)

scrupolosa = careful

indagare = to look into, to investigate

mi ha spronata = prompted me

approfondita = thorough

mi sono resa conto di = I realized that

la mancanza = the lack

speculare = come uno specchio (like a mirror)

deludente = disappointing

inutile = useless, unnecessary

10 modi per dire “Mi piace”

Ecco quindi i 10 modi alternativi per dire “Mi piace” su cui stiamo lavorando io e Gill* durante le nostre lezioni. Provo a elencartele in una specie di gerarchia che va dall’espressione più intensa (la n.1) a quella meno intensa (la n.10).

1. “Lo amo.”

Letteralmente significa I love him ma in realtà può essere usata anche per le cose, non solo per le persone. Il pronome complemento oggetto “lo”, infatti, si riferisce a qualsiasi nome di genere maschile. Per esempio, se mi chiedessero cosa ne penso del film Captain Fantastic, io risponderei “Lo amo.” (anche se, devo confessarti che anche Viggo Mortensen “lo amo”!)

2. “Lo adoro”.

Se non vuoi rischiare fraintendimenti e vuoi evitare la sfera dell’amore, puoi sostituire l’espressione “Lo amo/ La amo” con “Lo adoro o la adoro”. Io adoro le serie tv ambientate nel passato… e tu?

3. “Che figo” / “Che figata”.

Questa espressione è molto utilizzata tra i giovani della mia generazione (anche se devo dire che anche i miei genitori la utilizzano abbastanza frequentemente. Il corrispettivo inglese sarebbe cool! Infatti, potrei dire “che figata!” di fronte a un’innovazione tecnologica o a un evento particolarmente brillante. Prendiamo come esempio i corsi di Online Italian Classes: sono indubbiamente tutti fighissimi 😉

4. “Mi fa morire” / “Mi fai morire”.

Queste espressioni possono essere facilmente interpretate come negative (letteralmente si tradurrebbero come “it makes me die” o “you make me die“). In realtà si usano quando ci troviamo di fronte a qualcosa o qualcuno molto divertente, quindi qualcosa o qualcuno che ci fa molto ridere, ci fa morire dal ridere! Per esempio la serie The big bang theory mi fa morire, ma anche alcuni dei miei studenti mi fanno davvero morir dal ridere!

5. “Mi fa impazzire…”

Proprio come “Mi fa morire”, anche questa espressione si usa in modo positivo. Attenzione, letteralmente significa “It makes me mad” ma non ha niente a che vedere con la rabbia. Al contrario, una cosa che “ti fa impazzire” è qualcosa che ti piace molto. Per esempio, la zucca mi fa impazzire… la mangerei a colazione, pranzo e cena! Invece, “mi fai impazzire” è una frase che, in un contesto intimo, potrebbe avere un significato passionale, legato alla sfera sessuale.

6. “Che forte!”.

Scendiamo un po’ nella scala di intensità e arriviamo a un’espressione molto utile se vogliamo esprimere sorpresa quando qualcuno ci racconta qualcosa. Per esempio, uno dei partecipanti al corso di Arte in italiano che sta conducendo Silvia in questo periodo potrebbe raccontare della sua esperienza a un amico. Dopo aver sentito che il corso è 100% online e coinvolge persone da tutto il mondo interessate alle opere di Leonardo da Vinci, l’amico potrebbe dire “Che forte!”. (Tu invece puoi leggere le recensioni del corso qui).

7. “Che bello!” / “È stato bello”.

Una cosa che non mi stanco mai di ripetere ai miei studenti è che noi italiani valutiamo il mondo in base all’aspetto estetico. Una giornata, più che essere buona o cattiva, è bella oppure brutta. Ecco perché, quando un bambino ci mostra un disegno diciamo “Che bello!” e quando qualcuno ci chiede come’era il nostro ultimo viaggio, rispondiamo “È stato bello”.

8. “Mi ispira”.

Mi piace molto spiegare questa espressione perché è un po’ particolare. Usiamo il verbo “ispirare” in molte occasioni: per esempio quando parliamo di cibo oppure quando parliamo di cose che potremmo comprare o di eventi a cui potremmo partecipare. Per esempio, quando vedi la vetrina di una pasticceria puoi dire alla tua amica “Mmm… mi ispira quella torta al cioccolato!”. Oppure, quando vedi il catalogo dei corsi di Online Italian Classes potresti dire: “Mi ispira molto il corso Italian Folklore che comincerà a novembre!”

9. “È carino”.

Un gattino è carino, un biglietto di auguri è carino, un nuovo collega è carino (e qui c’è un doppio senso: può essere gentile oppure può avere un bell’aspetto). Insomma, “carino” non è niente di entusiasmante ma è sicuramente piacevole. In altre parole, nice!

10. “Non mi dispiace” / “Non è male”.

Dopo queste frasi di solito compare una parolina che potrebbe essere “ma” oppure “però”. Per esempio potrei chiederti “Ti è piaciuto l’ultimo film di James Bond?” e tu potresti rispondermi “Non mi è dispiaciuto, però…”. Potresti anche dirmi “Non era male, ma…”. Insomma, il discorso non può certo cadere nel vuoto 😉

Allora, dopo questa “carrellata” dei 10 modi italiani per dire “Mi piace” hai capito cosa sto cercando di venderti? In realtà, secondo me non dovrei sforzarmi tanto per convincerti a partecipare al corso online di gruppo “Italian Folklore”, guidato dall’antropologa sociale Laura. Sì, perché quel corso è davvero figo, come puoi leggere qui 😉

PS. *Non voglio essere scortese, ma la lingua italiana è piuttosto egocentrica: prima si mette il pronome personale “io” e poi tutti gli altri!

Vocabolario (seconda parte)

la gerarchia = the hierarchy

i fraintendimenti = the misunderstandings

evitare = to avoid

la sfera = (fig.) the area of…

ambientate = located

valutiamo = we evaluate

in base a = according to

spiegare = to explain

la carrellata = the roundup of

sforzarmi = to make an effort

scortese = rude


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Le cose che (forse) non sai sui COGNOMI italiani

Ciao! Sono Barbara, insegno italiano come lingua straniera e scrivo storie per aiutarti a imparare l’italiano in modo autentico. Oggi voglio parlarti dei cognomi, che raccontano la storia della società italiana a partire dall’epoca dei romani. La prima parte della storia è più semplice, la seconda parte è adatta a studenti un più esperti. Sotto ogni parte c’è un piccolo vocabolario italiano-inglese.

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Prima parte: l’origine dei cognomi in Italia

Come sai, la lingua italiana deriva dal latino, la lingua parlata dagli antichi romani. Ugualmente, una serie di abitudini rappresentano oggi un retaggio della società romana. Una di queste eredità è il cosiddetto “cognome”, cioè il nome della famiglia a cui apparteniamo.

Nell’era romana (nello specifico a partire dalla fine del VII secolo *a.C.) per nominare una persona si utilizzava il sistema del tria nomina, ovvero dei tre nomi. Questi tre nomi in latino si chiamavano praenomen, nomen e cognomen.

Facciamo un esempio: Marco Tullio Cicerone fu un avvocato, politico e filosofo romano vissuto durante il primo secolo *a.C. (*avanti Cristo, cioè prima della nascita di Cristo).

  • Marco è il praenomen, quello che oggi chiamiamo “nome” di una persona,
  • Tullio è il nomen, quello che oggi in italiano si chiama “cognome”, cioè il nome della famiglia di appartenenza. La famiglia romana si chiamava gens.
  • Cicerone è il cognomen, quello più identificativo: infatti era legato a una certa caratteristica della persona all’interno della famiglia. Il cognomen Cicero era il soprannome (una specie di nickname) di un suo antenato che aveva un segno sul naso che ricordava un cecio (cicer in latino). Come puoi intuire, con il tempo questo soprannome veniva adottato da un certo ramo della famiglia ed ereditato così dai discendenti: durante la Repubblica e l’Impero, il cognomen si trasmetteva dal padre al figlio. Quindi all’interno della gens si formava un nuovo gruppo familiare.

Dopo un po’ di tempo, però, questo sistema di tre (o più!) nomi era diventato complicato da gestire. Così, le cose si semplificarono fino ad arrivare ai nostri attuali nome e cognome.

Il cognome, che come abbiamo detto all’inizio si riferisce alla famiglia di appartenenza di una persona, ha mantenuto la caratteristica descrittiva del cognomen romano.

Infatti, i cognomi italiani sono descrittivi, cioè descrivono alcune caratteristiche della famiglia di origine legate a:

  • la provenienza (per esempio: Dal Colle, Monti, Piacentini, …);
  • il mestiere (per esempio: Fabbri, Cacciatori, Barbieri, …);
  • l’aspetto fisico (per esempio: Biondi, Gobbi, Bassi, Mancini, …);
  • il nome del capostipite (per esempio: Di Francesco, Di Matteo, …).

Certo, in Italia ci sono moltissimi omonimi, cioè persone che hanno lo stesso nome e cognome.

Qual è il nome (e cognome) più diffuso in Italia? Tutti lo sanno: Mario Rossi! In realtà, si tratta semplicemente di una credenza condivisa da tutti, tanto che negli esempi contenuti in discorsi o libri, il Signor Mario Rossi non manca mai!

Invece l’Istat, che è l’Istituto Nazionale di Statistica, rivela che dal 1999 al 2019 i nomi maschili più frequenti in Italia sono Francesco, Alessandro, Andrea*, Lorenzo e Matteo.

*Una curiosità: Andrea in italiano è un nome principalmente maschile, molto raramente è femminile!

Quelli femminili? Sono Giulia, Sofia, Martina, Sara e Chiara. Sì, come Chiara Ferragni, la famosa influencer nota ormai in tutto il mondo. Ma anche come Chiara Francini, una bravissima attrice e scrittrice contemporanea, o come Chiara Tagliaferri, che insieme a Michela Murgia realizza un podcast stupendo che si chiama Morgana. Se siete donne, dovete proprio ascoltarlo. E se siete uomini… pure!

Vocabolario (prima parte)

rappresentano = they are/they consist of

un retaggio = a legacy

l’eredità = an heritage

cosiddetto = so colled

a cui apparteniamo = appartenere a = to belong to

la nascita = the birth

l’antenato = the ancestor

un cecio = a chickpea

un ramo = a branch (fig.)

(veniva) ereditato = was inherited

i discendenti = descendants

attuali = current

il mestiere = il lavoro = the job

il capostipite = the forefather

omonimi = homonymous (of the same name)

una credenza = a belief

i discorsi = talk

Seconda parte: come funziona la discendenza in Italia?

Quando una coppia sposata ha un bambino (o una bambina), il nuovo nato prenderà il cognome del padre.

Cominciamo subito con un esempio. Il nostro caro amico Mario Rossi è sposato con Giulia Bianchi. I due hanno un figlio, che decidono di chiamare Lorenzo. Il bambino, quindi, avrà come nome Lorenzo e come cognome Rossi, che è quello del padre.

Attualmente il codice civile prevede che in caso di matrimonio, la moglie mantenga il proprio cognome di nascita. Ecco perché la moglie di Mario, cioè il signor Rossi, continua a chiamarsi Giulia Bianchi anche se è diventata la signora Rossi.

In realtà, esiste una legge che prevede che «la moglie aggiunge al proprio cognome quello del marito». Tuttavia questa norma, pur essendo prevista dalla legge, spesso non viene applicata ai documenti di identità (carta d’identità, patente, passaporto), ma è sempre possibile chiederne l’applicazione su richiesta. In altre parole, Giulia Bianchi quando si sposa con Mario Rossi diventa la Signora Rossi, ma continua a firmare i documenti come Giulia Bianchi.

Ma torniamo al caso dei figli. Cosa succede nel caso in cui i genitori non siano sposati? Se i genitori non sono coniugati, bisogna capire quale dei due detiene l’autorità parentale. Se l’autorità parentale è congiunta, i genitori decidono quale cognome riceveranno i loro figli nel momento della nascita del primogenito.

Quindi, se Mario e Giulia non fossero sposati e avessero entrambi l’autorità parentale, potrebbero scegliere di chiamare il loro primo figlio Lorenzo Rossi oppure Lorenzo Bianchi.

Recentemente la Corte di Cassazione ha riconosciuto la possibilità di dare al figlio anche il cognome della madre in aggiunta a quello del padre. Questa possibilità esiste sia per coppie sposate, sia per coppie non sposate. Attenzione! Il cognome della madre verrà riportato dopo quello del padre e mai prima. Quindi, per capirci: Mario e Giulia potrebbero decidere di chiamare loro figlio Lorenzo Rossi Bianchi.

Questo non è molto complicato: non è necessario alcun documento per dimostrare tale accordo tra i genitori, basta una dichiarazione orale, cioè basta dirlo all’ufficio competente (in caso di coppia sposata, è sufficiente la dichiarazione verbale di un solo genitore).

E se, per motivi personali, il figlio rinnegasse il cognome del padre? Una direttiva della Comunità Europea prevede la possibilità di assegnare a un figlio il cognome della madre anziché quello del padre. La procedura burocratica è lunga: bisogna fare la richiesta del cambiamento con istanza al prefetto della provincia di residenza e spiegare le motivazioni. L’istanza, cioè questa richiesta ufficiale, può essere accolta o rifiutata.

Ma non solo! Attraverso la stessa procedura, si può anche scegliere un terzo cognome. Forse però a questo punto, c’è un po’ di confusione nella tua testa ed è meglio fermarci qua.

Penso che sarai d’accordo con me: noi ci auguriamo solo che Lorenzo sia un bambino felice, indipendentemente che di cognome faccia Rossi, Rossi Bianchi o Bianchi.

E tu? Come funziona la discendenza nel tuo Paese? E quali sono i nomi e i cognomi più frequenti? Se ti va, scrivi un commento oppure prenota una lezione di prova gratuita per raccontarlo a uno dei nostri insegnanti 🙂

Vocabolario (seconda parte)

Attualmente = Currently

il codice civile = l’insieme delle leggi civili italiane in vigore dal 1942 = the set of Italian civil laws in force since 1942

prevede = it provides for, it includes

aggiunge = it adds

pur essendo prevista = although foreseen

su richiesta = on demand, upon request

firmare = to sign

coniugati = sposati = married

detiene = hold, owns

l’autorità parentale = parental authority

congiunta = shared

il primogenito = the firstborn

la Corte di Cassazione = Nell’ordinamento giudiziario vigente nella Repubblica Italiana, è il giudice di legittimità di ultima istanza delle sentenze emesse dalla magistratura ordinaria = In the judicial system in force in the Italian Republic, it is the judge of legitimacy of last resort of the sentences issued by the ordinary judiciary

per capirci = to be clear

basta = it’s enough

(lo) ufficio competente = the relevant, competent office

rinnegasse (congiuntivo imperfetto) = would renege on

una direttiva = a directive

anziché = instead of

una istanza = a motion

il prefetto = è il rappresentante del governo territoriale di province e città metropolitane = is the representative of the territorial government of provinces and metropolitan cities

la provincia = l’Italia è divisa in regioni, che sono divise in province, che sono divise in comuni = Italy is divided into regions, which are divided into provinces, which are divided into municipalities

di cognome faccia” = “fare di congnome” è un’espressione usata per chiedere il cognome di una persona. Es. “Come fai di cognome” – “Di cognome faccio Bassi”

la discendenza = the seed, the offspring


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