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La famiglia italiana

Ciao! Sono Barbara, insegno italiano come lingua straniera e oggi voglio farti scoprire come è fatta la famiglia italiana con questa storia in italiano che racconta la legge e la cultura della famiglia in Italia.

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L’articolo 29 della Costituzione Italiana dice che la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.

Sono parzialmente d’accordo con questa frase, anche se non penso che il matrimonio sia necessario a formare una famiglia, ma sicuramente se il matrimonio non funziona, allora nemmeno la famiglia.

Per questo in Italia esiste il diritto al divorzio, un concetto che a livello giuridico ha una storia molto travagliata e piuttosto interessante, secondo me.

Il divorzio viene introdotto a livello legale in Italia il primo dicembre 1970 nonostante l’opposizione di un partito politico piuttosto forte al tempo, che si chiamava Democrazia Cristiana, la cosiddetta “DC”. Negli anni seguenti la DC sostenne un movimento politico per promuovere un referendum abrogativo con l’intento di fare, appunto, abrogare la legge sul divorzio cioè di eliminarla. Apro una breve parentesi: il referendum in Italia è un importante strumento di democrazia diretta (normalmente i cittadini scelgono i politici e poi i politici fanno le leggi). Il referendum funziona così: c’è sempre una domanda a cui i cittadini possono rispondere o sì oppure no. Solitamente i referendum in Italia sono confermativi oppure abrogativi, quindi si chiede alla popolazione se vuole mantenere una legge oppure se la vuole togliere, eliminare.

Accadde quindi che nel 1974 ci fu un referendum abrogativo sul tema del divorzio. Le domande dei referendum sono spesso un po’ controintuitive, infatti in quel caso chi era contrario al divorzio doveva rispondere “sì” mentre chi era favorevole al divorzio doveva rispondere “no”. (“No, non voglio eliminare la legge”).

Alla fine vinse il “no” col 59,1% dei voti contro il 40,9% del “sì”. L’ affluenza, cioè il numero delle persone che andarono a votare, fu altissima: ben l’87,72%!

Vocabolario 1

nemmeno = neither

il diritto = the right

a livello giuridico = from a legal point of view

travagliata = troubled (travaglio = labour)

a livello legale = from a legal point of view (giuridico = legale)

piuttosto = quite, pretty

cosiddetta = so-called

seguenti = following

sostenne = supported (passato remoto)

abrogare (una legge) = to repeal, to abolish

parentesi = bracket

funziona = it works

mantenere = to maintain, to keep

accadde = it happened (passato remoto)

il tema = the subject

controintuitive = counterintuitive (plural in Italian)

affluenza = turnout, attendance


C’è un film molto divertente del 1966 che ti consiglio di guardare. Il film si chiama “Scusi, lei è favorevole o contrario?” ed è diretto e interpretato da Alberto Sordi, un famosissimo attore italiano del passato. Nel film, Alberto Sordi interpreta un borghese romano del tempo che si dichiara contrario al divorzio: lui infatti è felicemente sposato e segue fermamente i valori della religione cattolico-cristiana. In realtà Tullio Conforti – questo è il nome del signore romano che interpreta Alberto Sordi – ha una movimentata vita amorosa con donne tanto belle quanto esigenti, e diventerà per lui piuttosto difficile riuscire a soddisfare i desideri di tutte…

Film completo “Scusi, lei è favorevole o contrario?” – Alberto Sordi – 1966

Vocabolario 2

favorevole = positive

contrario = against

interpreta = he plays the role

fermamente = firmly

movimentata = lively

esigenti = demanding (plural in Italian)

soddisfare = to satisfy, to meet


Mi chiedo quale potrebbe essere la posizione di Tullio Conforti oggi nei confronti di matrimoni non proprio convenzionali, per esempio matrimoni non eterosessuali. Ad oggi, l’Italia non ha una legislazione esplicita per regolamentare i matrimoni tra persone dello stesso sesso. Tuttavia, la “legge Cirinnà” del 2016, chiamata “Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze”, permette alle coppie dello stesso sesso di registrare la propria unione alla presenza di un ufficiale di stato civile, come per esempio il sindaco o un suo delegato.

Diciamo che, però, il concetto di famiglia non rientra in questa casistica. Per esempio, il diritto di adozione per coppie omosessuali non è tuttora riconosciuto ufficialmente in Italia ed è possibile solo in casi particolari che devono comunque passare per i tribunali.

Vocabolario 3

nei confronti di = in respect of, towards

non proprio = not exactly

convivenze = cohabitations

il sindaco = the mayor

non rientra = doesn’t fit

tuttora = still


E poi c’è la questione della cittadinanza italiana. Te ne parlo perché non so se sai che in Italia vige lo Ius sanguinis piuttosto che lo Ius Solis, cioè “la legge del sangue” invece della “legge del suolo”. Questo significa che una persona nata da genitori italiani acquisisce automaticamente la cittadinanza italiana, ma una persona che nasce in Italia da genitori non italiani… non è cittadino italiano. Per diventarlo, occorre molto tempo: bisogna completare il ciclo di istruzione obbligatoria oppure vivere in Italia per almeno 10 anni. Poi bisogna superare un esame di lingua di livello B1. Purtroppo, conosco persone che, dopo aver completato tutti i passaggi necessari, hanno dovuto aspettare altri 3 anni prima di ottenere la cittadinanza italiana. Allo stesso tempo, tra i miei studenti ci sono americani che non sono mai andati in Italia ma sono cittadini italiani grazie ai loro antenati. In particolare sto pensando ad Albert, un signore dolcissimo che è stato il mio primo studente. Personalmente ammiro moltissimo persone come Albert, che si impegnano a scoprire la cultura delle loro origini anche dal punto di vista linguistico, nonostante siano madrelingua inglese e non abbiano quindi bisogno di imparare una lingua straniera.

Una delle conseguenze di questa legge è evidente nel mondo del lavoro, in particolare nel settore pubblico. Devi sapere che in Italia per poter accedere a lavori pubblici (per esempio per lavorare negli uffici comunali della propria città oppure in una scuola oppure in un ospedale) bisogna fare dei concorsi pubblici, appunto. Tra i requisiti di ammissione c’è proprio l’essere cittadini italiani.

Come avrai intuito quello che sto cercando di dirti è che la famiglia italiana, con tutti i suoi stereotipi folcloristici (la nonna che cucina piatti tipici per i nipotini mentre le campane di una chiesa suonano in lontananza, il nonno che insegna loro a giocare a carte sulla veranda di una casa di campagna, la mamma che li osserva sorridendo mentre indossa un vestito floreale che lascia intravedere un pancione e il padre, che arriva a casa alla sera dopo una lunga giornata di lavoro felice di rivedere la sua famiglia)… Ecco questa fotografia rimane ancora ben impressa nell’immaginario collettivo italiano.

Vocabolario 4

la questione = the matter, the case

la cittadinanza = the citizenship

vige = it rules

il suolo = the soil

acquisisce = obtains

ciclo di istruzione obbligatoria = compulsory education

superare = to pass

gli antenati = ancestors

si impegnano (impegnarsi) = they commit

evidente = clear, obvious

concorsi = (public) competitions

requisiti di ammissione = entry requirements

la veranda = porch

un pancione = a baby bump

impressa = etched


A proposito di folclore, lo sai che è rimasto solo un posto per il corso “Italian Folklore” che inizierà a settembre in compagnia della bravissima insegnante Laura? Se invece vuoi conoscere più da vicino l’attore Alberto Sordi, allora lo potrai incontrare nel corso “The Visionary Fellini”, dove la super preparata insegnante Federica condurrà i partecipanti in un viaggio nel tempo attraverso il cinema italiano diretto dal regista Federico Fellini. Il corso comincia in agosto e ci sono ancora 3 posti liberi.

Only few spots left for “The Visionary Fellini” and the “Italian Folklore” online courses!


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Una giornata a Piacenza

Ciao! Sono Barbara, insegno italiano come lingua straniera e oggi ti parlo di Piacenza, la città in cui sono nata.

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Apro gli occhi, svegliata dalle grida di due ragazzi in strada.

Marcooo, dai, aspettami!

È l’ultima frase che comprendo e la prima della mia giornata. Sento poi dei passi svelti allontanarsi.

Ci metto un po’ a capire che quella frase era in italiano e che, effettivamente, sono in Italia! Mi ricordo, piano piano, che la sera prima sono atterrata a Bergamo con un volo Ryanair partito da Londra. Sono tornata a casa, la casa dei miei genitori.

Apro la porta ancora mezza-addormentata e mi dirigo automaticamente a fare colazione. Le abitudini da adolescente, non si perdono mai.

Buongiorno! Dormito bene?

Mio papà è già sveglio, vestito e attivo. Guardo l’ora, le 9. Mia mamma è già al lavoro da un’ora. Il papà, invece, è felicemente in pensione da un anno e si prende il tempo per fare le cose che gli piacciono, specialmente il volontariato e la cura del cane di mio fratello.

Sul tavolo, immancabili, almeno due pacchetti di biscotti “Mulino Bianco”. Mi sorprendo a vedere anche le fette biscottate e un vasetto di marmellata ancora sigillato. E una scatola con alcune bustine di tè. Probabilmente, i miei genitori hanno pensato che in Inghilterra le mie abitudini alimentari siano cambiate. Può darsi, a dire il vero, ma con poco coraggio. La colazione salata, ad esempio, è qualcosa che – per quanto mi sforzi – non potrà mai rientrare nella mia dieta.

Il dolce, nelle colazioni italiane, è infatti preponderante. Forse la gente pensa che noi italiani a colazione mangiamo sempre “cappuccio e cornetto”, come si vede nei film. Niente di più sbagliato! Quella, semmai, è la colazione del fine settimana, quando si va al bar con gli amici. È un cibo che si mangia solo in occasioni speciali, insomma.

A casa, al contrario, latte e biscotti sono la regola. Magari il latte con un po’ di caffè, che si chiama caffelatte. Certo, molte persone sono intolleranti al lattosio o preferiscono una versione vegetale della bevanda bianca, ma sempre di latte si tratta alla fine. Sì perché il tè, in Italia, non è mica tanto buono. (Il tè col latte, poi, è impensabile! Non provare a chiederlo al bar, ti guarderanno con aria interrogativa).

Vocabolario 1

le grida (nome femminile plurale) = the screams

dai = come on!

svelti (aggettivo maschile plurale) = quick

allontanarsi = stepping away

sono atterrata = I landed

mezza-addormentata = half-asleep

mi dirigo = I head to

sigillato = sealed

mi sforzi (sforzarsi) = to strive, to struggle

preponderante = preponderant, predominant

semmai = on the contrary

mica (rafforzativo) = at all


Comunque, ti ho menzionato la Mulino Bianco, un brand che fa parte della società Barilla, che probabilmente conosci per la pasta che esporta in tutto il mondo. La Mulino Bianco e la Barilla sono così famose che, posso dire, sono diventate parte della cultura italiana. I nomi dei biscotti della Mulino Bianco, per esempio, sono conosciuti da tutti gli italiani. Prova a chiedere a un italiano di spiegarti che cosa sono “Le Macine” oppure “Gli Abbracci” o “I Pan di Stelle”… sicuramente saprà risponderti.

Nelle corsie dei supermercati italiani, i biscotti occupano un’intera fila. I più visibili, ovviamente, sono quelli della Mulino Bianco, nella loro inconfondibile confezione gialla. A seguire, sopra e sotto, ci sono tutte le altre marche, che producono copie dei prodotti originali del brand.

La Mulino Bianco e la Barilla sono celebri anche per i loro spot televisivi, che hanno per la prima volta mostrato “la tipica famiglia italiana”. Negli anni, sono stati anche criticati per questa idea molto tradizionale della famiglia, quella in cui la donna rimane a casa a curare i figli e a cucinare mentre aspetta il ritorno del marito dal lavoro. Trovo molto interessante leggere i cambiamenti sociali attraverso gli spot pubblicitari. Qui sotto, ti metto alcuni esempi: uno del 1992, uno del 1996 e due del 2022… noti qualche differenza?

1992
1996
2022
2022

La mia mattinata prosegue tranquilla: lavoro un po’ al computer e aiuto mio padre a preparare la tavola per l’arrivo di mia madre per pranzo e poi di mio fratello, che dorme sempre fino a tardi perché lavora di notte (in questa fase della vita, la nostra famiglia funziona proprio al contrario!).

La mamma, che è sempre la mamma, si è svegliata all’alba per preparare i pisarei e fasö, un piatto tipico piacentino composto da piccoli gnocchetti a forma di fagiolo (fatti a mano, con solo acqua e farina) e un sugo rosso con fagioli scuri (si chiamano “borlotti”). La ricetta tradizionale vorrebbe anche la cotica di maiale, ma mia mamma ha sempre preparato la versione vegetariana.

Dopo un mega piatto di pisarei, vorrei solo fare un pisolino, ma ho un appuntamento con un’amica per visitare la mostra di Klimt.

Vocabolario 2

fila (la fila, le fila) = lines

marche (la marca, le marche) = brands

mega = big

un pisolino = a nap


C’è una storia misteriosa che lega il famoso pittore Gustav Klimt alla città di Piacenza che vorrei proprio raccontarti.

Tutto comincia nel lontano 1912, ma non siamo in Italia… siamo in Germania, nella città di Dresda. Qui c’è una mostra (una esibizione) che si chiama in tedesco Grosse Kunstausstellung dove viene esposto il dipinto “Ritratto di ragazza” di Klimt. Alcuni anni dopo, nel 1918, una rivista di arte pubblica una fotografia del dipinto, scrivendo che non si sa dove si trovi. L’ubicazione del dipinto è sconosciuta. In altre parole, “Ritratto di ragazza” è scomparso.

Passano gli anni e noi torniamo a Piacenza, in Italia. Nel 1925 il piacentino Giuseppe Ricci Oddi avvia (inizia) le trattative per acquistare un altro dipinto di Klimt con il titolo “Ritratto di signora”. L’acquisto va a buon fine e nel 1931 il dipinto è esposto nella Galleria Ricci Oddi di Piacenza.

Questa galleria, una pinacoteca, contiene meravigliosi quadri di arte moderna e molte scuole della città organizzano delle gite per farla visitare dai bambini e dai ragazzi. Nel 1996, una studentessa nota delle somiglianze tra il “Ritratto di signora” che vede alla Galleria e il “Ritratto di ragazza” che vede in fotografia. Il direttore del museo decide di fare analizzare il quadro e si scopre così che… i due dipinti coincidono! “Ritratto di signora” è stato dipinto da Klimt sopra “Ritratto di ragazza”. Il quadro, quindi, non era scomparso ma si era trasformato!

Ma la storia non finisce qui. Poco dopo aver scoperto il grande valore del quadro, il dipinto viene rubato! È il 1997.

Passano ben 22 anni prima che, un giorno di dicembre 2019, il giardiniere che stava lavorando nel giardino della Galleria, vede un pacchetto spuntare da un anfratto nel muro del museo. Aveva ritrovato il quadro, che – apparentemente – non aveva mai lasciato casa.

Vocabolario 3

lega = binds, has a bond with

mostra = exhibition

rivista = magazine

scomparso = disappeared

avvia = starts

va a buon fine = goes well, is successful

gite (plurale femminile) = scholar trips, tours

somiglianze = similarities

viene = è (passive form)

ben (rafforzativo) = even

anfratto = ravine, crevice


Io e la mia amica usciamo dalla mostra che il cielo è ancora chiaro, fa molto caldo e ci viene voglia di un gelato. Le propongo di andare nel mio posto preferito, dove il proprietario mi serve il gelato fin da quando ero bambina. È lui che mi ha raccontato una cosa che da allora non riesco a togliermi dalla testa ogni volta che entro in una gelateria.

“Per vedere se gli ingredienti sono buoni, guarda sempre il colore del gelato al pistacchio”, mi ha detto. “Se è troppo verde, allora contiene coloranti chimici. Il pistacchio naturale è più marrone!”.

Mentre cammino per il centro storico di Piacenza con il mio cono gelato in mano, non posso fare a meno di osservare le persone attorno a me.
Oltre al fatto che, in una città piccola come Piacenza, la probabilità di incontrare qualcuno che si conosce è di 1/10 (sì, davvero, ogni dieci persone che passano, una almeno l’hai già vista, sai che lavoro fa, è un’amico di un’amico o qualcuno che lavora in uno dei negozi della città)… Dicevo. Oltre a questa familiarità tra abitanti, per la prima volta nella mia vita ho notato una cosa: il numero incredibile di anziani che si vedono in città.

Sono nonni coi capelli bianchi che passeggiano con le mani incrociate dietro la schiena. Sono nonne a spasso con i nipotini, sono signore con la permanente e il trolley della spesa. A Londra, la maggior parte delle persone che si incontrano per strada o sui mezzi pubblici hanno un’età compresa tra i 16 e i 40 anni. Nelle piccole città italiane, invece, i nonni sono una colonna portante della società. Sono quelli che si prendono cura dei nipotini quando i genitori vanno a lavorare, quelli che cucinano il pranzo della domenica e invitano tutta la famiglia a casa loro, perché tutti abitano vicino e raramente vanno a vivere in una città diversa. Sono quelli che hanno di fatto permesso alle nuove famiglie di avere una casa in cui essere finalmente autonomi, raramente prima dei trent’anni.

È tutto meraviglioso, se visto da un occhio estraneo. Per esempio, adoro guardare su Instagram le foto che le ragazze americane di Who’s Emilia postano. Sono foto di bar pieni di anziani, con il loro immancabile “bianchino” (un bicchiere di vino bianco). Di anziane al mercato. Di anziani che leggono il giornale sulla panchina. Di nonne che preparano la pasta fresca (a mano!). E finalmente capisco perché tutto questo le affascina.
La verità è che tutti questi anziani costituiscono il vero welfare italiano, quello che lo Stato – purtroppo – fatica a fornire alle nuove generazioni. Questa, però, è un’altra storia, quindi ti lascio con qualche immagine di Piacenza che immortala la parte più bella della mia città.

Vocabolario 4

ci viene voglia = we are up for, feel like

anziani = old people (in a polite way)

a spasso = out for a walk

colonna portante = supporting column

di fatto = actually

panchina = bench

fatica a = struggles to

fornire = to supply, to provide


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La carbonara è un’invenzione! 🍝

Ciao! Sono Barbara, insegno italiano come lingua straniera e… lo so, è tanto tempo che non ti racconto una storia. A dire il vero, ho pronta questa storia da settimane! Ma, lo sai, la vita ogni tanto si mette in mezzo ai nostri progetti e ci costringe a rallentare. Ecco perché ho saltato la “deadline”, cioè la data di scadenza, in cui avevo deciso di pubblicare questo episodio. Volevo pubblicarlo il 6 aprile, che è “il Carbonara Day”. Poco male, sai? Nelle ultime settimane ho imparato ad avere tanta pazienza e so che anche tu, che stai imparando l’italiano, ne hai altrettanto bisogno… di pazienza. E poi, ti confesso che il Carbonara Day non è altro che un’invenzione (proprio come la Carbonara!). Perché? Te lo racconto subito, piano piano…

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Ti ricordi del corso di italiano che ho tenuto in un ristornate di Londra? Il ristorante si chiama Lardo e te ne avevo parlato qui. Ogni lunedì sera, oltre a seguire il corso, i partecipanti assaggiavano piatti italiani preparati dal bravissimo cuoco Matt.

Un lunedì, Matt ha preparato la carbonara. Devo dirti che ero un po’ preoccupata, perché questo famosissimo piatto italiano spesso non viene cucinato nel modo appropriato, fuori dall’Italia. Ok, ho appena detto una cosa molto nazionalista, vero? Ma lascia che ti spieghi meglio perché per noi italiani le ricette “corrette” sono così importanti.

Ok, in realtà non lo so. Però posso assicurarti che in tutti questi anni ci ho pensato su molto e sono giunta a questa conclusione: per gli italiani il cibo è molto più di un alimento. Il cibo racconta una storia, ma soprattutto, il cibo fornisce un’identità.

Vocabolario 1

ho tenuto = I ran

assaggiavano = they tasted

il cuoco = the cook

appropriato = proper

lascia che ti spieghi = let me explain

corrette = right, correct

ci ho pensato su molto = I thought about that a lot

sono giunta = I came (to the conclusion)

alimento = food

fornisce = it provides


La ricetta della carbonara

Prendiamo la carbonara. Tu conosci tutti gli ingredienti con cui la si prepara? Forse, se come i miei studenti stai guardando il programma “Searching for Italy” con Stanley Tucci, avrai qualche vantaggio.

E allora ti metto alla prova, così come ho fatto con i miei studenti attraverso un test interattivo (ti lascio qui il link):

  • Nella carbonara… ci vuole la panna?
  • Nella carbonara… ci vuole la cipolla?
  • Nella carbonara… ci vuole il guanciale o la pancetta?
  • Ci si mette il parmigiano o il pecorino?
  • E le uova? Quante? Solo il tuorlo o anche l’albume?

Vocabolario 2

ti metto alla prova = I’m testing you

Ci si mette = You must add

Ci vuole = You need

il tuorlo = yolk

l’albume = egg white


L’origine della carbonara

Ok, forse dovremmo partire dalle origini. Ma quali origini? La verità è che ci sono molte teorie su quella che è la vera origine della carbonara…

Alcuni pensano che il nome derivi dalla parola “carbone“, cioè quel combustibile generato da un processo di trasformazione del legno. Sembra che “i carbonai”, cioè i boscaioli che andavano nei boschi per fare il carbone, portassero con sé un pasto molto sostanzioso per poter resistere al loro duro lavoro fino al ritorno a casa di sera. Il maiale e le uova erano prodotti di origine animale facili da reperire per chi viveva vicino ai boschi e così, ecco che preparavano questa pasta condita con carne e uova, che facevano cuocere sul fuoco.

Un’altra teoria, invece, vede come protagonisti i carbonari. La “Carboneria” era una società segreta italiana sviluppatasi nei primi anni del 1800. I carbonari erano un gruppo di rivoluzionari, insoddisfatti della situazione politica del loro tempo, che giocarono un importante ruolo nel processo di unificazione italiana (l’Unità d’Italia è datata 1861, anno della creazione del Regno d’Italia). Sembra che le riunioni segrete dei carbonari durassero per lunghe ore e che gli spaghetti alla carbonara fossero il cibo che mangiavano tutti insieme per rifocillarsi.

Eppure, c’è qualcosa che non torna.

Sì, perché la prima ricetta della carbonara è apparsa nei libri… Prova a dire quando? Dopo la Seconda Guerra Mondiale!

Una prima versione della carbonara compare, infatti, nella rivista di cucina “La cucina italiana” del 1954. Gli ingredienti qui, però, sono: spaghetti, uovo, pancetta, gruviera e aglio. Il guanciale, che oggi è considerato la regola che non può essere trasgredita, compare solo nel ricettario di Luigi Carnacina “La grande cucina” del 1960.

Ma cosa è successo durante la Seconda Guerra Mondiale? È successo che i soldati provenienti dai Paesi alleati hanno viaggiato e dato vita a un inaspettato scambio culturale. I soldati americani arrivati in Italia, per esempio, avevano a disposizione la cosiddetta “razione K”, cioè una versione liofilizzata (in polvere) di un cibo molto popolare negli Stati Uniti: uova e bacon.

Renato Gualandi fu il giovane cuoco di origine bolognese che sembra avere per primo inventato la carbonara. Fu ingaggiato il 22 settembre 1944 per preparare un pranzo per i soldati americani e inglesi, nella Riccione (una città della Romagna) appena liberata. Utilizzò quindi gli ingredienti che aveva a disposizione: la polvere di uova e bacon e… la pasta italiana! Successivamente il cuoco fu inviato a lavorare a Roma, dove diffuse la fama della carbonara nella Capitale.

Vocabolario 3

il carbone = charcoal

i boscaioli = the woodmen

i boschi = the woods

un pasto = a meal

sostanzioso = rich

duro lavoro = hard work

reperire = obtain, find

condita = dressed with, enriched with

vede come protagonisti = sees as protagonists

durassero (congiuntivo imperfetto) = lasted

rifocillarsi = refueling

c’è qualcosa che non torna = there’s something wrong

compare = it appears

la rivista = the magazine

non può essere trasgredita = cannot be transgressed

provenienti = coming from

in polvere = in powder

sembra avere per primo inventato = it seems he first invented

Fu ingaggiato (trapassato remoto) = was contracted

Fu inviato (trapassato remoto) = was sent

diffuse (passato remoto) = spread

la fama = the fame


La carbonara è un’invenzione

Lo vedi? La carbonara è un’invenzione.

L’invenzione di gente semplice e ingegnosa. Scegli tu la versione della storia che preferisci.

La carbonara è anche l’invenzione di chi trova il suo personalissimo metodo per renderla più cremosa. C’è chi grattugia il formaggio a parte (in una piccola ciotola) e poi ci versa dentro un po’ di acqua di cottura. Mescolando per bene, si forma “la cremina”.

C’è chi sbatte le uova insieme al pepe e al formaggio, prima di aggiungere il composto alla pasta. Alcuni cuochi, invece, aprono le uova direttamente sulla pasta!

Mio padre, per esempio, quando eravamo piccoli ci preparava la carbonara con l’uovo “ben cotto”. Diventava una specie di frittata spezzettata negli spaghetti e non ci metteva il pepe. Perché? Perché ai bambini il pepe non piace e perché l’uovo crudo è pericoloso per loro. A noi piaceva molto fatta così e l’abbiamo chiamata “carbonara” anche se non era perfetta.

Un giorno un ragazzo romano mi ha anche detto che a Roma ognuno ha la sua ricetta della carbonara: alcuni mettono un tuorlo a testa (quindi solo il rosso dell’uovo, uno per ciascun commensale) più un uovo intero; altri uniscono il pecorino al parmigiano (in una percentuale che può variare, per esempio 80% di pecorino e 20% di parmigiano).

E “il Carbonara Day”? Si tratta di un’invenzione recente: questa giornata è stata istituita nel 2017 dall’Unione Italiana Food e International Pasta Organisation (IPO) per celebrare questo piatto italiano e permettere alle persone di tutto il mondo di condividere la propria ricetta della carbonara sui social media.

Insomma, non ci sono certezze quando si parla di “ricette tradizionali” perché ognuno ha inventato e può inventare la propria tradizione.

E tu, come prepari la pasta alla carbonara?

Vocabolario 4

ingegnosa = ingenious, clever

grattugia (grattugiare) = to grate

aggiungere = to add

permettere = to allow

condividere = to share


La storia di oggi è finita e io non vedo l’ora di raccontarti la prossima (sempre con calma, ricordi?). Nel frattempo, ti invito a dare un’occhiata ai corsi di gruppo tematici che inizieranno nei prossimi mesi:

  • a maggio tutti gli studenti di livello principiante (beginners) possono iscriversi al corso “Travel”, pensato per preparare i partecipanti al loro primo viaggio in Italia. Si tratta della terza edizione del corso, che è stato un grande successo in passato (puoi leggere qui le recensioni);
  • a giugno c’è una super novità! Un nuovo corso dedicato a tutti gli studenti di livello intermedio che vogliono scoprire qualcosa di più sul cinema italiano, in particolare sul famoso regista Federico Fellini. Il corso è tenuto dalla bravissima Federica, un’insegnante specializzata in storia del cinema e video making che è entrata a far parte del gruppo di Online Italian Classes;
  • infine, diamo un caloroso benvenuto a Elisa, che ha appena iniziato un percorso di italiano con i suoi primi studenti e non vede l’ora di conoscerne altri. Per conoscere Elisa puoi prenotare una lezione di prova con lei al costo di 7 GB Pounds.

Benvenute Federica ed Elisa! E benvenuti a voi nuovi studenti 😉

Hey, the new editions of our online group courses are starting in May and June!


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Parliamo di soldi 💶

Ciao! Sono Barbara, insegno italiano come lingua straniera e in questo blog ti racconto l’Italia dal mio punto di vista. Oggi voglio parlarti di un tema un po’ scomodo in Italia… Voglio parlarti di soldi.

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Ciao!

Non mi sono più fatta viva, ma sono molto viva. Nelle ultime settimane mi sono successe tante cose:

  • Mi sono trasferita in una nuova città e in un altro Paese
  • Sono andata a vivere a Londra, dove continuo a fare quello che facevo prima… Più qualche novità!
  • Per esempio, ogni lunedì sera sto tenendo un corso di italiano per principianti in un ristorante molto carino.
  • Mentre i partecipanti assaggiano piatti molto creativi preparati con ingredienti italiani, io li preparo al loro prossimo viaggio in Italia… In italiano!
  • Nel frattempo, tutte le attività di Online Italian Classes vanno a gonfie vele.
  • Laura e Silvia stanno conducendo i loro interessantissimi corsi di gruppo tematici, tutti online
  • Inoltre, abbiamo accolto nella comunità online nuovi studenti che ogni settimana fanno mezz’ora o un’ora di conversazione in italiano con me, Laura o Silvia.
  • E presto altri due insegnanti madrelingua italiana si uniranno al gruppo.

Tra gli studenti, c’è un uomo intelligente che si chiama Stefan ed è lui che ha ispirato la storia di oggi (anche se lui non lo sa!)

Vocabolario 1

Non mi sono più fatta viva = I haven’t shown up for a while

(farsi vivi = to show up )

sto tenendo = I’m running

assaggiano = they taste

vanno a gonfie vele = they’re going very well, they’re booming

(andare a gonfie vele = to be booming)


Parliamo di soldi

Qual è il tuo rapporto con i soldi?
Voglio dire, nella tua personale scala dei valori… Dove li metti?

Ecco, questa è una domanda scomoda in Italia perché parlare di soldi è spesso considerato un tabù.

Per esempio, tra amici non ci sono grossi problemi a parlare di soldi, ma quando si tratta dello stipendio che ciascuno di noi percepisce… Allora i toni della conversazione diventano vaghi.

Insomma, non si direbbe mai la cifra esatta che si guadagna. Per esempio: “Io guadagno 1300 euro al mese” oppure “Io prendo 1300 euro al mese”.

Piuttosto, si usano delle “frasi fatte” o delle metafore come:

“Mah, non guadagno male”
“Prendo abbastanza bene”
“Si, lo stipendio è buono”

Oppure

“Con il mio stipendio faccio la fame”
“Prendo davvero poco”
“Guadagno una miseria”

È come se il denaro fosse in qualche modo considerato un affare sporco. Qualcosa che non deve essere nominato per la sua bassezza. Insomma, noi siamo persone intelligenti, ci piace parlare di temi culturali, di filosofia, di sentimenti… I soldi non c’entrano.

Trovo questo atteggiamento un po’ ipocrita.
Perché la verità è che tutto ruota intorno ai soldi.

Vocabolario 2

scomoda = uncomfortable

grossi = grandi = big (plural)

stipendio = salary

percepisce = literally it means “feel” but in this context it means “to get”. We always use this verb when it comes to salary. (Percepire uno stipendio)

vaghi = vague (plural)

la cifra = the amount (the specific number)

si guadagna = one earns

un affare sporco = a dirty business

bassezza = lowness, baseness

tutto ruota intorno ai soldi = everything is about money


Pensiamo all’economia domestica. Le scelte che facciamo ogni giorno sono legate ai soldi. Siamo capaci di cambiare diversi supermercati per rincorrere le offerte del giorno. E lavoriamo sodo, dalla mattina alla sera e certe volte anche nel fine settimana, perché vogliamo guadagnarci una vita libera. Vogliamo essere liberi di regalarci una cena fuori, una vacanza, un corso di yoga e vogliamo essere in grado di farlo con i nostri soldi.

Proprio per questo atteggiamento schivo nei confronti dei soldi, noi italiani tendiamo a lasciarli sempre fuori dai momenti piacevoli, come a non voler rovinare questi momenti.

Per esempio, in occasione di una cena tra amici. In questi casi è molto comune tra gli italiani decidere di “pagare alla romana”. Questo significa che il conto totale verrà diviso in parti uguali, in base al numero dei commensali. E non importa se qualcuno ha preso la carne o il pesce (che costano di più della pasta), qualcun altro non ha bevuto il vino o non ha ordinato il dolce… Si paga alla romana perché è più facile (e perché si vuole evitare di “perdere tempo” a fare i conti e a pensare ai soldi).

Ma la verità è che dei soldi, ci importa eccome! Esiste questa espressione italiana “fare i conti in tasca” che secondo me è un ottimo esempio di quello che voglio dire.

Spesso la diciamo per dire che a noi i soldi non interessano, ma di fatto stiamo dicendo proprio il contrario. Ti faccio un esempio.

Due amiche stanno parlando di una terza amica, Maria, che si è appena comprata un’automobile.

La prima dice all’altra: Mi chiedo come Maria possa permettersi una macchina nuova. Non per farle i conti in tasca eh, ma tra il mutuo da pagare e la retta dell’asilo

Vocabolario 3

domestica (adj.) = related to the house (it comes from the latin world ‘domus’)

sono legate a = are related to, are linked to

rincorrere = to run after

sodo = we can use it in two different context. ‘uovo sodo’ means boiled egg, whilst ‘lavorare sodo’ means working hard.

essere in grado di = being able to

atteggiamento schivo = bashful attitude

il conto = the bill

ci importa eccome! = we do care!

di fatto = actually

permettersi = to afford

il mutuo = mortgage

la retta = tuition

asilo = nursery


I soldi hanno un ruolo molto importante anche per la parità di genere. Fino a pochi decenni fa le donne italiane erano quelle che dovevano badare alla casa e alla famiglia, mentre il marito “portava a casa la pagnotta”. Ancora oggi ci sono molte donne che decidono di rinunciare al lavoro perché non è conveniente. Non ne vale la pena. E non ne vale la pena perché quei lavori sono spesso sottopagati e in orari incompatibili con quelli della scuola dei propri figli. Ma questa è un’altra storia.

O forse no. Ora ti prego di fare uno sforzo di immaginazione. Chiudi gli occhi e immagina di trovarti in un ristorante italiano. La senti la musica? E il tintinnio delle posate?

Davanti a te c’è una coppia. Sono due ragazzi, avranno circa trent’anni. Lei indossa un abito a maniche lunghe con stampa floreale. Lui una camicia sotto una giacca di jeans. Hanno appena finito di cenare, dev’essere stata una bella serata perché sorridono. I loro visi sono illuminati dalla luce di una candela che si sta per esaurire… Dev’essere accesa da un po’ di tempo.

A un certo punto arriva il cameriere e uno dei due gli chiede: “Scusi, ci può portare il conto?” – “Certo, arriva subito” risponde lui e aggiunge “Carta o contanti?”.

Bene. Fermiamoci qui.

Mentre cerco di insegnarti qualche espressione legata a questo tipo di situazione al ristorante, cerco anche di spingerti a una riflessione che nasce da un’ultima domanda:

Chi paga al ristorante?

Ti lascio così, con questa domanda così semplice ma anche così complessa. Se ti va, fammi sapere cosa ne pensi in un commento.

Noi ci sentiamo presto con un’altra storia. Se hai voglia di conoscere me e le altre insegnanti di Online Italian Classes ti aspettiamo ai prossimi corsi di gruppo che partiranno nei prossimi mesi o ti invitiamo a prenotare una sessione di conversazione in italiano, online.

Vocabolario 4

parità di genere = gender equality

badare = to look after

rinunciare = to give up

sottopagati = underpaid (plural)

il tintinnio = the clink

le posate = cutlery

stampa = pattern (in this context, otherwise it means press)

si sta per esaurire = is running out

A un certo punto = Suddenly

Carta o contanti? = Card or cash?

spingerti = to push you


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Come nascono le notizie?

Ciao! Sono Barbara, insegno italiano come lingua straniera e in questo blog ti racconto l’Italia dal mio punto di vista. Oggi voglio farti una domanda che sembra banale, ma forse non la è. Ogni giorno, infatti, leggiamo il giornale, ascoltiamo la radio e guardiamo la tv. Ma come nascono tutte quelle notizie che leggiamo, ascoltiamo e guardiamo? Scopriamolo insieme, in italiano!

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Le notizie non sono tutte uguali

Prima di tutto dobbiamo fare un po’ di ordine nel mare di notizie che ci inonda tutte le mattine.

Ci sono quelle di cronaca, che non sono mai molto felici: riguardano per lo più episodi di criminalità che vanno dalle rapine agli omicidi (queste ultime si chiamano in italiano notizie di “cronaca nera”) ma esiste anche la “cronaca sportiva” (che in Italia riguarda prettamente il calcio) o la cosiddetta “cronaca rosa” (ovvero il gossip).

Poi, ci sono le notizie di attualità, quelle che parlano di politica, per esempio. Queste di solito sono piuttosto noiose perché, prima che davvero succeda qualcosa di concreto, ne passa di acqua sotto i ponti!

Negli ultimi due anni, la pandemia ha reso molto popolari una serie di notizie riguardo alla sanità nazionale e internazionale che prima non aveva così tanto peso nei giornali italiani: proprio in questo periodo in Italia si sta discutendo se sia meglio per i cittadini ricevere un “bollettino giornaliero” con i dati dei contagi, delle ospedalizzazioni e delle morti da Coronavirus o se sia più attendibile un “bollettino settimanale”.

Ok, ma come vengono riempite tutte le altre pagine dei giornali? Sì, perché – chissà come e chissà perché – ogni giorno sembra che succeda sempre qualcosa di nuovo, ci sono sempre delle novità incredibili.

Facciamo insieme un gioco. Proprio in questo momento apro due siti web di famosi giornali italiani e leggo le prime notizie che vedo. Pronti? Via.

Titolo numero uno: Intervista esclusiva al Ceo di Pfizer, Albert Bourla: “Torneremo presto a una vita normale”

Titolo numero due: Coca Cola riapre lo stabilimento di Biella: riciclerà fino a 30 mila tonnellate di plastica

Titolo numero tre: Guadagnare camminando, arriva in Italia WeWand, l’app che paga chi fa più passi

Vocabolario 1

mare = sea

ci inonda > inondarci = to flood (us)

cronaca = reporting, news

per lo più = mostly

rapine = robberies

prettamente = strictly

cosiddetta = so called

attualità = the current situation

piuttosto = quite, pretty (quantity – careful: different than ‘piuttosto che‘, which means ‘rather than’)

ne passa di acqua sotto i ponti! = many things may happen (literally: a lot of water flows under the bridge)

peso = weight

bollettino = bulletin

attendibile = reliable

vengono riempite (“vengono” stands for “sono”) = are filled, are covered

chissà = who knows

delle novità = some news

Facciamo insieme un gioco = Let’s play a game together

Pronti? Via! = Ready? Go!

lo stabilimento = the factory

riciclerà = it will recycle

guadagnare = to earn


Questione di fonti (e visibilità)

E ora passiamo al secondo livello del gioco. Riesci a individuare in ciascun titolo il protagonista o i protagonisti?

Devi sapere che esiste una regola che tutti i giornalisti dovrebbero seguire nello scrivere le notizie. Si tratta di una regola che viene dalla tradizione anglosassone, infatti in inglese è nota sia come Five Ws che come W-h questions. In italiano si chiama regola delle “Cinque vu” e cioè:

What – Cosa

Who – Chi

When – Quando

Where – Dove

Why – Perché

How – Come

Ecco, proviamo a individuare il Who, cioè il Chi nei titoli che ti ho letto prima. Hai notato che troviamo sempre il nome di un’azienda? Pfizer è una ormai famosa casa farmaceutica statunitense che tutti abbiamo imparato a conoscere durante la pandemia, The Coca-Cola Company è l’azienda che produce la famosa bevanda che le dà il nome, WeWard SAS è una startup francese che ha sviluppato un’applicazione per lo smartphone.

Quando una certa azienda si trova sulla cresta dell’onda, come per esempio Pfizer, la cui popolarità è alle stelle ultimamente, allora non dovrà fare grandi sforzi per far parlare di sé: saranno i giornali a ricercare interviste esclusive con un portavoce dell’azienda.

Ma normalmente, succede il contrario. Le aziende cercano in tutti i modi di attirare l’attenzione su di sé, magari perché hanno bisogno di migliorare la propria reputazione, oppure perché sono appena nate e vogliono farsi conoscere per trovare nuovi clienti. In questi casi ci sono delle persone interne all’azienda che lavorano in un’area che si chiama in italiano “Ufficio Stampa” e passano le giornate a inviare email e fare telefonate ai giornalisti di diverse “testate“.

Il processo è il seguente. L’azienda vuole comunicare qualcosa ai giornali, quindi il suo Ufficio Stampa scrive un comunicato stampa e lo manda ai contatti dei giornali, cioè i giornalisti.

Ottenere l’indirizzo privato dei giornalisti non è affatto semplice, infatti online si trovano solo gli indirizzi email generici delle testate locali.

Chi comincia da zero di solito manda i comunicati alle agenzie stampa. Un’agenzia di stampa (o agenzia d’informazione) è un’organizzazione specializzata nel fornire un servizio d’informazione a vari tipi di media: giornali, riviste, emittenti televisive e radiofoniche e giornali online.

In pratica, l’agenzia stampa può essere considerata la fonte di tutte le notizie importanti per un certo Paese. In Italia esistono circa 18 agenzie stampa; tra le più famose ci sono AGI (Agenzia Giornalistica Italiana) e ANSA.

Vocabolario 2

Riesci a individuare = Can you find…?

il protagonista = the main character

Ecco = Well

ti ho letto = I read to you

un’azienda = a company

ormai = by now

sulla cresta dell’onda = on top, on fire

alle stelle = through the roof

sforzi = efforts

un portavoce = a spokesperson

il contrario = the opposite

sono appena nate = they’re just born

le testate (giornalistiche) = news publications, mustheads

comunicato stampa = press release

non è affatto… = it is not … at all

manda = he/she sends

agenzie stampa = press agencies

In pratica = Basically


La natura delle notizie

Ma quindi esistono le notizie “pure”? Insomma, qual è la vera natura delle notizie?

Beh possiamo dire che le notizie sono sempre create da qualcuno. Dopotutto una notizia non è altro che un certo aspetto della realtà che, se raccontato in un certo modo, diventa rilevante. È come se qualcuno decidesse di accendere la luce su una certa fetta di mondo.

Insomma, quello che voglio dire è che dobbiamo sempre fare molta attenzione a quello che ci raccontano i giornali. Soprattutto di questi tempi, in cui – grazie a internet – tutto sembra gratuito e libero ma in realtà non è proprio così.

Qualcuno un giorno ha detto “Se il prodotto è gratis, il prodotto sei tu”.

E sì! Noi lettori, ascoltatori e spettatori siamo molto appetitosi per le aziende che cercano in tutti i modi di venderci qualcosa, sia che si tratti di uno dei loro prodotti, sia che si tratti di un’opinione migliore nei loro confronti.

Torniamo al processo che ti ho raccontato prima.

Cosa succede se, dopo aver inviato centinaia di comunicati stampa, nessun giornale pubblica la “notizia” dell’azienda? Beh, a questo punto ci sono due strade: provare ancora, questa volta cercando di scrivere il comunicato in modo ancora più accattivante (e qui sì che le parole diventano importanti!), oppure… investire dei soldi.

Sì, perché i giornali oggi sopravvivono soprattutto grazie alle inserzioni pubblicitarie delle aziende.

Prima di internet la storia era un po’ diversa: certo, le promozioni a pagamento esistevano già, ma le redazioni pagavano gli stipendi ai giornalisti grazie ai soldi dei lettori che acquistavano i giornali ogni mattina.

Lo sai, sono andata a cercare un po’ di dati sul sito dell’Istat, che è l’Istituto Nazionale di Statistica italiano, e ho scoperto che nel 2001 la percentuale di persone tra i 25 e i 64 anni che dichiaravano di leggere almeno una volta a settimana il giornale si aggirava intorno al 69%. Circa vent’anni dopo, quindi nel 2020, tale numero scende sotto il 40 %.

Per la stessa fascia di età i dati si ribaltano se si consulta la percentuale di persone che dichiara di utilizzare internet per “leggere giornali, informazioni, riviste online”: oltre il 60% nel 2020 e già il 40% nel 2005.

È chiaro, no? Più noi fruiamo gratuitamente di contenuti pubblicati su pagine online, più quelle pagine diventano preziose per gli inserzionisti, che cercheranno in tutti modi di intromettersi per modificarle a loro vantaggio.

Vocabolario 3

se raccontato = if told

accendere = to switch on the light (in this context it means ‘to light’)

fetta = slice

Insomma = In short

Non è proprio così = that’s not quite the case

spettatori = spectators

appetitosi = tempting

accattivante = captivating, engaging

investire (soldi) =invest

sopravvivono = they survive

inserzioni pubblicitarie = advertising

le redazioni = editorial offices, newsrooms

gli stipendi = salaries

scende = goes down

fascia di età = age range

si ribaltano = are reversed

fruiamo di = we consume

gli inserzionisti = advertisers

Ma il giornalismo è davvero tutto così male?

No, per fortuna. Esistono dei nuovi modelli di giornalismo il cui business è basato sugli abbonamenti. Gli abbonati pagano una cifra mensile o annuale per ricevere contenuti informativi di qualità. In cambio, il giornale si impegna a eliminare, ridurre o selezionare le inserzioni che rispecchiano certi valori. E così, si crea una community di lettori, ascoltatori… insomma, un pubblico, fedele ma soprattutto sempre meglio informato. Questo è un bel modo di fare comunicazione, non trovi?

PS. Se ti interessa, un ottimo giornale italiano che segue questo modello si chiama il Post.it.

La storia di oggi è finita, noi ci sentiamo presto con un’altra storia ma nel frattempo ti invito a scrivermi una mail per farmi sapere cosa pensi di questa.

Un abbraccio!

Vocabolario 4

gli abbonamenti = subscriptions

gli abbonati = subscribers

In cambio = In return

si impegna = is committed to

ridurre = to reduce

rispecchiano = they reflect

pubblico = audience

non trovi? = Don’t you think?

nel frattempo = meanwhile


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Le festività in Italia

Ciao! Sono Barbara, insegno italiano come lingua straniera e da novembre 2020 ti racconto l’Italia dal mio punto di vista. Ora che è gennaio 2022 vorrei parlarti delle festività che ogni anno si celebrano in Italia… Pronti? Via!

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Quante feste!

Se oggi ti trovassi in Italia, potresti voler comprare un calendario del 2022. Io in casa ne tengo sempre almeno due: uno per la cucina e uno per la sala. Nei calendari italiani la settimana comincia con il lunedì e finisce con la domenica. I giorni “normali” hanno un colore diverso rispetto ai giorni “di festa”, che tradizionalmente sono rossi.

P.S. I giorni “normali” si chiamano feriali e quelli “di festa” si chiamano, appunto, festivi.

Per capirci, i giorni festivi sono normalmente tutte le domeniche: i giorni in cui non si lavora. (Ovvio, ci sono persone che lavorano anche di domenica, come i medici e gli infermieri, o chi lavora in un ristorante o in un bar).

P.P.S. Nemmeno di sabato, normalmente, si lavora in Italia. Tuttavia, il sabato è considerato feriale, anche per le regole della strada. I parcheggi stradali, quelli lungo le strade aperte al traffico, sono spesso a pagamento (lo si capisce dal colore delle strisce che delimitano i posti auto: se sono bianche il parcheggio è gratuito, se sono blu il parcheggio si paga… E di solito sono blu).

Ebbene, nei giorni festivi in Italia i parcheggi sono gratis anche nelle strisce blu. Quindi, la domenica il parcheggio non si paga perché è un giorno festivo; ma il sabato si paga perché è considerato un giorno feriale.

E poi ci sono dei giorni eccezionali, in cui si fa festa per un motivo che può essere religioso oppure laico.

Perché ti sto parlando di questo tema? Perché durante i giorni festivi italiani potrebbe essere interessante per te visitare l’Italia, altre volte invece sarebbe meglio evitare di venire qui durante quei giorni… Perché la troveresti deserta!

Fatte queste premesse, adesso possiamo vedere insieme quali sono i giorni festivi italiani (ti accorgerai che ci sono moltissime feste cattoliche che probabilmente non si celebrano nel tuo Paese).

Vocabolario 1

ne tengo sempre almeno due = I always keep with me at least two of them (two calendars)

ne = of them* (ne is always followed by a quantity)

tengo = I keep

sempre = always

almeno = at least

due = two (of them*)

le strisce = stripes (painted on the streets)

un motivo = a reason

laico = secular (not religious)

evitare = to avoid


Gennaio

A gennaio in Italia ci sono due feste:

  • il primo dell’anno (1 gennaio)
  • l’Epifania o la Befana (6 gennaio)

La festa del primo dell’anno è laica, infatti deriva da una decisione presa in epoca romana.

L’Epifania, invece, è una festa religiosa. Si tratta del momento in cui i Re Magi hanno raggiunto la capanna di Gesù bambino dopo aver seguito la stella cometa.

Nel linguaggio comune, spesso si usa l’espressione “ho avuto un’epifania” oppure “lui o lei ha avuto un’epifania”. Significa che una persona ha scoperto qualcosa di inaspettato che ha portato a un cambiamento.

Per esempio, durante il lockdown molte persone hanno avuto un’epifania: si sono rese conto che non erano felici con la loro vita e hanno deciso di lasciare il loro vecchio lavoro per dedicarsi a ciò che le rende davvero felici.

Il giorno dell’Epifania, si chiama anche “La Befana”. La Befana è una strega dall’aspetto spaventoso, che cavalca una vecchia scopa volante nella notte tra il 5 e il 6 gennaio per portare in dono ai bambini un sacco di dolciumi (caramelle, torroni, cioccolatini, e anche piccoli giocattoli).

Si tratta di una figura folcloristica tipicamente italiana la cui origine sembra essere contadina: alcuni pensano che derivi dalla dea Diana, protettrice della caccia ma anche della vegetazione, che veniva invocata la dodicesima notte dopo il solstizio invernale per celebrare la morte e la rinascita della natura.

Come si dice in questi giorni, il 6 gennaio arriva l’Epifania che tutte le feste porta via!

Vocabolario 2

il primo = the first

deriva da = comes from

hanno raggiunto = they reached / they arrived at

la capanna = hut

ha scoperto = he/she found

cavalca = rides

una scopa volante = a flying broom stick

portare in dono = bring as a gift

solstizio invernale = winter solstice, midwinter


Febbraio e marzo

Febbraio e marzo sono mesi piuttosto tranquilli, niente feste eccezionali! Colgo l’occasione di questa tranquillità per raccontarti una curiosità: se in un certo anno uno o più giorni festivi coincidono con il weekend, non esiste la possibilità di “recuperarli“.

Per esempio, nel 2021 Natale è capitato di sabato e Santo Stefano (il 26 dicembre) di domenica. Inoltre, anche il primo giorno dell’anno 2022 è stato un sabato. Cosa succede quindi? Proprio niente. Andrà meglio l’anno prossimo!

E la Pasqua?

Cavolo, mi stavo dimenticando una festa molto importante per i cristiani… la Pasqua! Il giorno di Pasqua, quello in cui si celebra la resurrezione di Gesù e quindi la scoperta della Trinità (Padre, Figlio e Spirito Santo come unica entità), è l’unico a non avere una data fissa nel calendario.

L’unica certezza è che capiterà sempre di domenica. Questo significa che il giorno di “Pasquetta” chiamato anche “Lunedì Santo” o “Lunedì dell’Angelo”, cioè il giorno dopo Pasqua, sarà sempre di lunedì e sarà sempre un giorno festivo.

Un’altra curiosità: a differenza di altri Paesi, in Italia il cosiddetto “Venerdì Santo” (quello che precede la Pasqua), è considerato feriale: cioè le persone vanno a lavorare.

Aprile

L’Italia festeggia una ricorrenza storica molto importante in questo mese: il 25 aprile, che è la Festa della Liberazione. Il 25 aprile del 1945 l’Italia è stata liberata dall’occupazione nazi-fascista grazie all’aiuto delle truppe alleate e alle azioni eroiche dei cosiddetti “partigiani”: persone comuni, che hanno combattuto sulle montagne dell’Appennino, donando la vita per salvare la patria.

Se ti capitasse di viaggiare in Italia in occasione di questa festa, ti suggerisco di visitare l’Emilia Romagna, una regione in cui le lotte partigiane hanno fatto la storia e ancora oggi se ne vedono le tracce.

Vocabolario 3

Colgo l’occasione = I take the opportunity

più = here means “many”

recuperarli = to “recover” them, to bring them back

è capitato = it happened, it was

Proprio niente. = Nothing at all

Andrà meglio l’anno prossimo! = Next year we’ll be luckier!

precede = anticipates, comes before

ricorrenza storica = historic anniversary

truppe alleate = allied troops

Se ti capitasse = If you happen

lotte partigiane = civil fights

se ne vedono le tracce = the consequences are visible


Maggio

Il primo maggio (1 maggio) è la festa dei lavoratori, una giornata in cui si riflette sull’importanza di condizioni di lavoro più eque, sia sul piano dell’occupazione delle minoranze, sia su quello dei salari e degli orari di lavoro.

Dal 1990 il primo maggio è anche il giorno in cui è organizzato un grande concerto con tutti i più famosi artisti italiani contemporanei.

Il concerto inizia nel pomeriggio e termina la notte, e viene trasmesso gratuitamente in televisione in diretta da piazza San Giovanni in Laterano a Roma.

Giugno

Il 2 giugno è la festa della Repubblica. Si festeggia ogni anno dal 2 giugno 1946, la data in cui gli italiani (e per la prima volta nella storia anche le italiane!) sono andati a votare a un referendum in cui hanno deciso quale forma di Stato dare al Paese.

I risultati furono: 45,7% di voti per la Monarchia e 54,3% di voti per la Repubblica. E così, l’ultimo re d’Italia Umberto II di Savoia andò in esilio in Portogallo.

Una curiosità: ai discendenti maschi del re fu proibito il ritorno in Italia fino al 2002.

Eh sì, hai capito bene… le donne in Italia hanno avuto diritto al voto solo a partire dal 2 giugno 1946.

Vocabolario 4

si riflette = people reflect upon

sul piano (di) = speaking of, regarding

termina = it ends

in diretta (da) = live from

sono andati a votare (andare a votare) = they go to vote, go to the polls

forma di Stato = form of the State (form of government)

andò in esilio = he was exiled

il ritorno = the return

il diritto al voto = the right to vote

a partire (da)= from


Luglio e agosto

A luglio in Italia non ci sono festività particolari, ma in agosto ce n’è una religiosa che ha origini pagane. Si tratta di Ferragosto, chiamata anche “La Madonna d’Agosto”.

Ferragosto era già una festa romana legata al raccolto. Deriva, infatti, dal latino Feriae Augusti (il riposo di Augusto) istituita dall’imperatore Augusto nel 18 a.C. per festeggiare la fine dei lavori agricoli.

Per la Chiesa cattolica, il 15 di agosto è il giorno dell’assunzione in cielo della Vergine Maria in anima e corpo, ovvero il giorno della sua morte terrena.

A questo punto è importante aprire una parentesi, perché la settimana di Ferragosto (quindi quella che include il 15 di agosto) è un po’ particolare per gli italiani. Ecco cosa succede in quei giorni: le città si svuotano, i negozi chiudono e le persone vanno in ferie.

Questo significa che, se decidessi di visitare una piccola città, la troveresti probabilmente deserta. Potresti avere un po’ più di fortuna con le grandi città come Roma, Firenze o Napoli: potrebbe essere interessante visitarle perché troveresti i musei liberi, ma potrebbe fare molto caldo.

Invece, le località di mare, di lago o di fiume (quindi in montagna o in campagna) sono sempre molto affollate. Trovare un hotel o un appartamento libero nei giorni intorno al 15 di agosto è sempre complicato: meglio prenotare con largo anticipo!

Settembre e ottobre

Settembre non è tempo per fare festa: per i lavoratori è sempre il mese più “incasinato” e per i genitori è tempo di ricominciare la routine della scuola!

P.S. Lo sai che gli studenti italiani rimangono a casa per un lungo periodo in estate: da giugno a settembre! Quanto era bello quel periodo… il migliore dell’anno.

Nonostante non vi siano feste, settembre e ottobre sono dei mesi perfetti per visitare l’Italia: nel nord i colori delle foglie rendono la natura molto affascinante e al sud la temperatura permette di fare ancora il bagno in mare.

Vocabolario 5

pagane = pagan, heaten

il raccolto = the harvest, the crop

l’assunzione = the assumption

aprire una parentesi = make a digression (literally “to open a parenthesis)

si svuotano = they become empty

le persone vanno in ferie = people go on holiday

la fortuna = the luck

affollate = crowded

prenotare = to reserve

largo anticipo = plenty of time in advance

incasinato = messed up

rendono = make (nature fascinanting)

permette = it allows

fare il bagno = bathing


Novembre

Come ti avevo raccontato nel primo articolo del blog nella storia di Online Italian Classes, il primo novembre in Italia si celebra “Ognissanti”, che si chiama anche “Tutti i santi” o semplicemente “I Santi”.

Tra il 31 ottobre e il 2 novembre (che è la festa dei morti, ma rimane un giorno feriale) molti italiani fanno visita ai loro cari defunti nei cimiteri, altri preferiscono fare una piccola gita fuori porta in una città vicina per passare qualche giorno di festa in compagnia.

Dicembre

Ed eccoci all’ultimo mese dell’anno, che è decisamente pieno di festività da celebrare. La prima è l’8 dicembre, una festa cattolica che si chiama “Immacolata Concezione” (o anche solo “Immacolata). Si tratta del momento in cui si celebra il concepimento del figlio di Dio da parte della Vergine Maria, preservata dal peccato originale.

Nella mia famiglia, l’8 dicembre è il giorno in cui si preparano gli anolini, una pasta ripiena tipica della città di Piacenza, che si mangiano il giorno di Natale. Lo stesso giorno, approfittiamo della festa per addobbare la casa con le decorazioni natalizie: noi di solito non prepariamo il presepe, ma “facciamo l’albero“.

Gli ultimi due “giorni rossi” del calendario sono il 25 dicembre, Natale, e il 26 dicembre, Santo Stefano, il primo martire del Cristianesimo.

Il Natale è un bel periodo per visitare l’Italia, che è tutta illuminata, piena di cibo e di mercatini colorati. Tra le città che visito più volentieri sotto Natale ci sono Torino, Milano e Bologna. Un luogo che vorrei percorrere in questo periodo è la via dei presepi a Napoli: l’ho percorsa d’estate ed era carina ma con l’atmosfera natalizia dev’essere perfetta!

Vocabolario 6

i cari defunti = the beloved ones who passed away

gita fuori porta = a day trip out of town

il peccato originale = the original sin

pasta ripiena = stuffed pasta (like ravioli)

approfittiamo = we take advantage of the time we have (for doing something)

addobbare = to decorate

il presepe = the crib, the nativity scene

“fare l’albero”= to decorate the Christmas tree

volentieri = gladly

percorrere = to walk


La festa del patrono e altre feste folcloristiche

Il calendario è finito ma la verità è che ci sono decine di altre festività che non ti ho menzionato. Prime tra tutte, le feste del patrono. Devi sapere che ogni città italiana ha il suo patrono e nel giorno del patrono si fa sempre una grande fiera: le persone stanno a casa dal lavoro e fanno festa!

Per esempio, il santo patrono di Piacenza è Sant’Antonino, che si festeggia il 4 luglio con la fiera di Sant’Antonino.

Poi, ci sono moltissime altre tradizioni legate al folclore. Se ti interessa saperne di più, ti suggerisco di partecipare al corso “Italian Folklore” tenuto da Laura, un’insegnante di italiano esperta di antropologia sociale. Durante il corso, Laura racconta il passato e il presente di quattro diverse feste italiane che si festeggiano dal nord al sud Italia. (Leggi qui cosa hanno detto i partecipanti sul corso Folklore 1)

Vocabolario 7

decine di = tens of, dozens of

patrono = patron, protector

fiera = fair


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Cambiamenti 🔃

Ciao! Sono Barbara, insegno italiano come lingua straniera e da novembre 2020 ti racconto l’Italia dal mio punto di vista. Oggi, mentre fuori dalla mia finestra sta nevicando, voglio parlarti di cambiamenti

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Cambiamenti

I bambini italiani studiano molta grammatica fin dal primo anno di scuola. È una cosa a cui non avevo mai fatto caso finché qualcuno, una persona non italiana, non me l’ha fatto notare.

Ricordo le ore passate a ripetere i “pronomi personali soggetto”, uno dopo l’altro:

io
tu
egli
noi
voi
essi

E ogni volta che si imparava un nuovo tempo verbale “difficile” – come il passato remoto di “avere”, che è irregolare – di nuovo li si ripeteva uno dopo l’altro:

io ebbi
tu avesti
egli ebbe
noi avemmo
voi aveste
essi ebbero

Hai notato qualcosa di strano, vero? C’è forse qualcosa che “non ti torna”?

Immagino che si tratti di “egli” ed “essi”. Sì, perché questi due pronomi non compaiono nei libri di italiano per stranieri, a meno che tu non stia utilizzando un manuale di grammatica piuttosto vecchio.

Ma perché queste due parole sono gradualmente sparite dai libri? Semplice, perché non si usano più.

Sì, certo, puoi ancora trovarle in certi romanzi o in alcune traduzioni un po’ “datate“, ma non sentirai mai una conversazione di questo tipo tra due amici:

Ciao Maria, ti presento il mio fidanzato. Egli è Paolo.

Le parole fanno parte di una lingua per un numero limitato di anni e la cosa che forse ti sorprenderà è che questo non viene deciso né da una legge, né da un libro, né tantomeno dagli insegnanti di italiano.

Vocabolario 1

fin da = since

finché non = until (in Italian we always put it negative: “non” is always needed)

di nuovo = again

compaiono (comparire) = they appear

a meno che = unless

piuttosto = rather

sono sparite (sparire) = they have disappeared

certi = certain

datate = aged

viene deciso = passive form of decidere (= it is decided). The verb “essere” can be replaced by “venire” only in the passive form.

tantomeno = least of all

Chi decide come cambia la lingua?

Prima di rispondere a questa domanda, voglio parlarti di un’istituzione italiana che si chiama Accademia della Crusca.

L’Accademia della Crusca è nata a Firenze tra il 1582 e il 1583 e oggi è uno dei principali punti di riferimento per le ricerche sulla lingua italiana. Il ruolo di questa istituzione è principalmente di monitorare quello che accade alla lingua italiana, oltre a quello di diffonderne la conoscenza.

Per esempio, sul sito web accademiadellacrusca.it esiste una sezione dedicata alle parole nuove in cui compaiono, ad esempio, anglicismi come “lockdown” (1 giugno 2020) o altri neologismi come “badante” (4 settembre 2002), ma anche “selfie “(2012), “webinar” (2007), “whatsappare” (2011)… potrei davvero andare avanti per ore.

Ma quindi è l’Accademia della Crusca a decidere come cambia la lingua italiana? Ti svelerò un segreto, la risposta è no. Perché a decidere come cambia la lingua… siamo noi!

Sì, io, tu e tutte le altre persone che la usano. Tutti noi che parliamo la lingua italiana. E questa verità vale per tutte le lingue del mondo.

Facciamo un altro esempio, per capire meglio.

Penso fosse intorno al 2012 quando per la prima volta in televisione ho sentito la parola smartphone. Si trattava di una pubblicità in cui compariva un testimonial, un famoso calciatore italiano. Nello spot, il calciatore si ritrovava in una serie di situazioni in cui qualcuno gli insegnava che cosa fosse un innovativo strumento tecnologico chiamato smartphone. Tutti sembravano conoscerlo tranne lui (ma la verità è che anche noi spettatori non avevamo idea di che cosa fosse).

Ecco, quello è stato il momento in cui gli italiani sono stati messi di fronte a una novità: lo smartphone stava prendendo il posto del vecchio cellulare.

Quella campagna pubblicitaria, commissionata da una compagnia telefonica, ebbe una grande influenza sul linguaggio… Ma non al 100%. Nonostante oggi si continui a utilizzare la parola smartphone in contesti pubblici o in situazioni tecniche (per esempio, se andiamo in un negozio per acquistarne uno o per riparare il nostro), nelle conversazioni quotidiane lo smartphone è semplicemente “il telefono”.

Se venissi in Italia oggi, potresti ascoltare frasi come questa (soprattutto a casa mia!):

Ma dove ho messo il telefono? Non lo trovo più… Qualcuno ha visto il mio telefono? (Ecco, sono di nuovo in ritardo!)

Vocabolario 2

accade (accadere) = it happens

diffonderne (ne = of it) = to spread

compaiono (comparire) = they appear, show up

anglicismi = English words in the Italian language

neoelogismi = new words

Ti svelerò (svelare) = I will reveal (a secret) to you

vale (valere) = it goes for /it works for

tranne = except for

cellulare = mobile phone (the old one, not a smartphone)

compagnia telefonica = phone company

acquistare* = to purchase

*ne = one of them (smartphones)

riparare = to repair

Questioni di genere

Oggi in Italia è in corso un acceso dibattito sulla questione di genere nella lingua italiana.

Non so se ci hai mai fatto caso, ma in italiano non tutte le professioni sono declinabili al femminile. È un discorso ampio, ma per farti capire ti cito “il professore” e “la professoressa” oppure “il cassiere” e “la cassiera”. Altre parole si distinguono grazie all’articolo, come “l’artista”, che al maschile è “lo artista” e al femminile è “la artista” (infatti, i plurali sono chiaramente distinti: “gli artisti” e “le artiste”). Ma posso menzionarti anche “il dipendente” e “la dipendente”, che al plurale sono “i dipendenti” e “le dipendenti”.

Eppure, nel 2022 (quasi) ancora esistono, in italiano, mestieri che si possono nominare solo alla forma maschile. È il caso di: ingegnere, medico, ministro.

Qualcuno si azzarda a dire “la ingegnera”, “la medica”, “la ministra”… Ma sono ancora tanti a ribattere che “suona male”. Insomma, che bisogno c’è di inventare nuove parole quando “si è sempre fatto così”?!

E per smartphone allora? Abbiamo accolto questa nuova parola nel nostro vocabolario e quando la sostituiamo con “telefono” è più per una facilità di pronuncia che per un rifiuto al cambiamento.

Certo, i cambiamenti fanno paura… Altrimenti non sarebbero cambiamenti. Io personalmente ne sto per vivere uno che certi giorni mi sembra molto piccolo, altri gigante. È frustrante, complicato, spaventoso, ma in fondo anche così bello.

Sono sicura che, come sempre, mi farà vedere il mondo da una nuova prospettiva.

E tu, come reagisci ai cambiamenti? Se ti va, raccontamelo in un commento.

Vocabolario 3

acceso = heated, lively

ampio = big, wide

ti cito = I quote (to you)

si distinguono = stand out

ribattere = to argue, to talk back

che bisogno c’è di = what need is there to

abbiamo accolto = we welcomed

un rifiuto = a rejection, a refusal

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La cosa più preziosa 🌈 (una storia per bambini pt. 2)

Ciao! Sono Barbara, insegno italiano come lingua straniera e da novembre 2020 ti racconto l’Italia dal mio punto di vista.
Prima di raccontarti come va a finire la storia per bambini che ho iniziato a leggere la scorsa settimana (qui trovi la prima parte) voglio dirti GRAZIE.
Grazie a te che hai acquistato il corso Italian Folklore (c’è ancora solo un posto libero per il turno delle 20 italiane!) e grazie a te che hai deciso di farmi una donazione. E grazie anche a te che mi hai lasciato un commento per dirmi cosa pensi di Italian Stories in Italian e di Online Italian Classes. Tutto questo significa molto per me.
Ok, adesso cominciamo. Anzi, ricominciamo!

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Ti ricordi dove eravamo rimasti?

In un tempo indefinito esiste un regno dove non succede molto. Un giorno il sindaco muore e il Re decide di organizzare una festa in suo onore. Alla festa partecipano tutti gli abitanti del regno, che sono principalmente panettieri, meccanici e sarti. A un certo punto dei festeggiamenti il Re vede qualcosa che distoglie la sua attenzione, anzi vede qualcuno…

La cosa più preziosa (seconda parte della storia)

C’era una ragazza, in mezzo alla folla, che aveva i capelli color dell’oro e indossava una lunga veste marrone. Il Re per un momento pensò che quel colore triste stonasse in mezzo a tanta luce, ma poi si ricordò che quello era il colore preferito dal suo amico (sindaco e consigliere) e gli piacque subito molto. Si avvicinò alla dama e non poté fare a meno di chiederle il motivo per cui i suoi capelli non fossero scuri come quelli di tutti gli altri.

«Sono stata fuori città per un po’, signore, a trovare una cugina. La sua casa è in mezzo al prato verde, dove il sole splende e colora i capelli come l’oro.» rispose la ragazza con il vestito marrone.

«E perché il vostro vestito è marrone?» chiese il Re alla ragazza dai capelli d’oro.

«Il mio vestito è di cioccolato, signore, lo ha cucito per me mia cugina, che di mestiere fa la pasticciera».

Il Re non aveva capito molto di quello che aveva detto la ragazza, non aveva mai sentito la parola “cioccolato” e nemmeno “pasticciera”, ma le frasi pronunciate dalla dama suonavano così belle che decise di non fare più domande. Guardò per un attimo il suo strano vestito e si accorse che era molto bello: era decorato con roselline dello stesso colore del tessuto e aveva dei bottoni molto grandi, moltissimi. La ragazza dai capelli d’oro disse che quelli erano cioccolatini.

Quando parlava muoveva con grazia le labbra, che erano anch’esse color cioccolato e quando si chiudevano assumevano la forma di un cuore. Il Re sarebbe stato tutta la sera a guardarle, ma a un certo punto si accorse che il resto degli invitati aveva interrotto le danze.

Vocabolario 1

un regno = a kingdom

il sindaco = the mayor

panettieri, meccanici e sarti = bakers, mechanics and tailors

distoglie (distogliere) = diverts, distracts

una veste = a dress (in ancient Italian)

stonasse (stonare) = sings out of tune

Si avvicinò (avvicinarsi) = moved closed

la dama = the lady

non poté fare a meno di = he could not avoid to

splende = shines

l’oro = the gold

di mestiere fa = is a (job) E.g. she’s a pastry chef.

le roselline = little roses

il tessuto = the fabric

la grazia = the grace

le labbra = the lips

esse = loro = them (in ancient Italian)

Erano tutti stanchi perché avevano ballato troppo e non rimanevano loro più energie, poiché non avevano mangiato.

Il Re diventò molto triste, perché avrebbe voluto festeggiare ancora, e la ragazza dal vestito di cioccolato subito se ne accorse. Iniziò a strapparsi via i bottoni dall’abito e a distribuirli a tutti, uomini e donne, mentre ai bambini regalava le roselline di cioccolato.

Quando qualcuno assaggiava i cioccolatini, subito iniziava a ridere e ringraziava di gran cuore la ragazza. Gli ospiti presto ripresero vigore e tornarono a ballare.

La ragazza dai capelli d’oro aveva intuito che al Re piaceva fare molte domande, così, prima che potesse aprir bocca, lo precedette e disse: «il cioccolato porta felicità a chi lo mangia, e questa è la cosa più preziosa che ho».

Ma il Re, che faceva ancora fatica a capire cosa fosse il cioccolato, non riusciva nemmeno a comprendere che significato avesse la felicità. La ragazza dal vestito di cioccolato fece per prendere uno dei suoi cioccolatini, perché voleva farlo assaggiare al Re, quando si accorse con sorpresa che erano finiti. Il suo vestito era rimasto semplice e senza decorazioni, si sentiva molto povera.

Il Re la guardò piangere, perché non era riuscita a regalare anche a lui un po’ di felicità e sentì il cuore diventare caldo perché nessuno aveva mai pianto per lui. Poi, d’un tratto, la ragazza si ricordò della sua bocca a forma di cuore, che era dipinta di cioccolato, quindi corse dal Re e lo baciò sulle labbra.

Vocabolario 2

se ne accorse = she noticed

strapparsi via = to rip out, to snatch away

ripresero vigore = gained new strength

tornarono a = they go back to

lo precedette (precedere) = preceded him

faceva ancora fatica a = he was still having trouble to

fece per = started to

erano finiti = were over

regalare = to give as a present

d’un tratto = suddenly

La cosa più preziosa (fine della storia)

Era mezzanotte e tutti rincasarono perché la festa era finita, pur sapendo che la loro vita era appena iniziata.

La ragazza dai capelli d’oro aveva chiamato la cugina che abitava fuori città e le aveva chiesto di insegnare ai panettieri a fare i dolci; lei aveva accettato perché era una donna buona.

Il Re chiese alla giovane dama di diventare la sua Regina e di aiutarlo a rendere felici le persone, perché aveva capito che non c’era cosa più preziosa.

Lei accettò con gioia e insieme decisero di trasformare il palazzo reale in una grande fabbrica di felicità, tutta colorata con i tendaggi e le tovaglie che avevano cucito i sarti del regno. Lì i panettieri potevano inventare ogni giorno un dolce diverso e i meccanici si divertivano a utilizzare il materiale di scarto delle loro riparazioni per creare opere d’arte che davano allegria a chi le guardava.

Il Re e la Regina si trasferirono in una piccola villa nel parco, perché non avevano bisogno di un grande palazzo per essere felici. Fecero costruire un lungo viale esterno per accogliere gli ospiti e un’enorme biblioteca interna dove scoprire ogni giorno cose nuove.

Grazie a essa, il Re imparò a suonare il pianoforte e si divertì a rallegrare le serate della sua famiglia con musiche sempre diverse, spesso ideate da lui. Aveva capito che essere originali era un bel modo per essere felici.

Vocabolario 3

i tendaggi e le tovaglie = curtains and table clothes

il materiale di scarto = waste material, scrap material

si trasferirono (trasferirsi) = they moved

essa = it (old Italian for “lei”)

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Una storia per bambini 🍭 (Prima parte)

Ciao! Sono Barbara, insegno italiano come lingua straniera e da novembre 2020 ti racconto l’Italia dal mio punto di vista. Oggi rispondo alla richiesta di Maxie, una mamma che segue le mie storie come te e mi ha detto che le piacerebbe molto leggere e ascoltare una storia per bambini. PS. Puoi leggere qui: le storie passate e il mio profilo.

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Premessa: davvero una storia per bambini?

Sì, lo so. Questa è la prima volta che ti propongo una storia per bambini. Non l’ho mai fatto per diversi motivi, che adesso provo a riassumerti. Il primo motivo è che le storie per bambini non sono affatto facili da scrivere. Possono sembrare banali ma in realtà devono racchiudere significati profondi, nascosti in una trama semplice. Le storie per bambini devono essere chiare e sintetiche, non possono essere troppo retoriche. Non devono “spiegare“, devono “mostrare”. Ok, veniamo al secondo motivo. Ti potrà sembrare strano ma, nonostante questa apparente semplicità, il linguaggio delle storie per bambini è “avanzato”. Per esempio, il tempo dei verbi di solito è il passato remoto. Tu conosci il passato remoto? Il passato remoto di solito non viene insegnato nei corsi di italiano per stranieri a livello principiante, perché si usa solo in alcune zone d’Italia e nei libri.

Ti ho fatto questa premessa non per spaventarti, ma per prepararti. Ora che sei consapevole di quello che potresti leggere e ascoltare, ti dico un’ultima cosa. Questa storia è stata scritta da una me del passato, una me che non aveva ancora fatto una serie di esperienze che hanno segnato il mio percorso personale e professionale degli ultimi anni. Una me più giovane, con degli schemi mentali che con il tempo sarebbero cambiati. Qui sotto trovi la prima parte della storia e la prossima settimana troverai la seconda. Sono molto, molto curiosa di sapere cosa ne pensi e soprattutto come è andata con il passato remoto 😉

Vocabolario (prima parte)

riassumerti = to summarize (for you)

affatto = at all

racchiudere = to contain

la trama = the plot

sintetiche = concise

retoriche = rhetorical, concerned with the art of speaking as a way to persuade or influence people

spiegare = to explain

consapevole = aware

come è andata = how it has gone

La cosa più preziosa

C’era una volta un regno dove non succedeva mai niente.

Gli abitanti, quando nascevano, pesavano tutti tre chili e due, avevano capelli e occhi scuri e imparavano uno fra i tre mestieri che si potevano conoscere: il panettiere, il meccanico, il sarto.

Le persone erano tutte piuttosto magre perché, dopo tanti secoli a mangiare solo pane, certe volte preferivano digiunare o dormire. La loro vita non aveva poi un gran bel sapore.

Un giorno il sindaco (nonché principale consigliere del Re) morì per cause sconosciute e tutto il regno lo pianse, alla mattina, prima di cominciare a lavorare. Prima di chiudere gli occhi per sempre l’uomo aveva confidato al Re una grande rivelazione, come regalo per il futuro.

«Nasciamo tutti originali» gli aveva detto, ma il Re non ci aveva capito molto.

La verità è che il Re era molto giovane e non aveva idea di come avrebbe dovuto comportarsi. Che cosa voleva dirgli il sindaco con quella frase? Ma soprattutto… Come si gestisce un regno senza di lui?

Decise infine di organizzare una festa in onore dell’amico defunto e, dato che il sindaco era stato prezioso per lui, scelse come tema della festa “la cosa più preziosa”. I festeggiamenti sarebbero iniziati al calar del sole e terminati a mezzanotte, perché le candele del meccanico di corte sarebbero durate fino a quell’ora.

«Portate a palazzo ciò che di più prezioso possedete!» aveva annunciato a gran voce il Re, e da quel momento finalmente successe qualcosa.

Gli abitanti cominciarono a pensare, pensavano così tanto che certe volte pareva ci fosse troppo silenzio, dato che tutti erano immersi nei propri pensieri e nessuno parlava. I meccanici aggiustavano continuamente le carrozze, perché tutti volevano essere sicuri di raggiungere il castello, la sera della festa. I sarti cucivano vestiti, ma non i soliti vestiti, bensì abiti sfavillanti, con enormi strascichi per le signore e tessuti preziosi per i signori. I panettieri non facevano nulla, perché nessuno aveva pensato a mangiare in quel clima di frenetici preparativi, così avevano abbandonato i loro forni e si erano messi a guardare il cielo.

La tanto attesa serata finalmente arrivò e tutti si recarono a palazzo con gli occhi grandi per l’attesa.

Molti di loro avevano portato un vestito ricchissimo e nient’altro, perché era quella la cosa più preziosa che avevano.

I panettieri erano tutti vestiti d’azzurro perché quello era il colore del cielo, l’unica ispirazione che erano riusciti a trovare.
I meccanici avevano abiti colorati, ma sembravano tutti argentati perché li avevano decorati con bulloni e chiodi che luccicavano sotto la luce della luna e perché i loro strumenti erano la cosa più preziosa che possedevano.

Nessuno aveva niente in mano così tutti, dame e cavalieri, si misero a ballare come non avevano mai fatto prima.
Il Re osservava con stupore quel gioco di azzurri e di argenti che lo stavano per incantare, finché qualcosa non distolse la sua attenzione.

Continua la prossima settimana! Iscriviti alla newsletter se vuoi ricevere la seconda parte della storia direttamente via email 📧

PS. Ci sono due corsi di gruppo in partenza a novembre! Dai un’occhiata se c’è qualcosa che ti interessa…

Vocabolario (seconda parte)

un regno = a kingdom

i mestieri = professions

il sarto = the tailor

digiunare = to fast

il sapore = the taste

il sindaco = the mayor

il consigliere = the advisor

si gestisce = it is supposed to be managed

i festeggiamenti = the celebrations

al calar del sole = at the sunset

a gran voce = loudly

pareva = seemed

aggiustavano = fixed

le carrozze = coaches

cucivano = sewed

sfavillanti = sparkling

gli strascichi = court-train

frenetici =hectic

si recarono = they went

bulloni = bolts

incantare = to enchant

distolse = glanced away


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10 modi per dire “Mi piace” 👍

Ciao! Sono Barbara, insegno italiano come lingua straniera e da novembre 2020 ti racconto l’Italia dal mio punto di vista. PS. Puoi leggere qui: le storie passate e il mio profilo. PPS. Oggi cercherò di venderti qualcosa, ma naturalmente non c’è nessun obbligo e puoi semplicemente fermarti alla storia (però la cosa che vorrei proporti è davvero figa…e pure economica!)

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I enjoyed it!

La scorsa settimana Gill mi ha chiesto di parlare dei tanti modi per dire “Mi piace” che esistono in italiano. Gill è una studentessa attenta e scrupolosa, che ama indagare le sfumature della lingua e le differenze tra “la sua”, cioè l’inglese, e l’italiano.

La richiesta di Gill mi ha spronata a fare una ricerca approfondita, specialmente dopo che mi sono resa conto della mancanza di una traduzione letterale di alcune espressioni inglesi come I enjoyed it.

Io e Gill* ci siamo accorte da un po’ che il verbo to enjoy in italiano non è traducibile in modo biunivoco, come spesso accade quando si cerca di confrontare due lingue in modo speculare: il risultato non è solo deludente, ma certe volte anche inutile.

Vocabolario (prima parte)

scrupolosa = careful

indagare = to look into, to investigate

mi ha spronata = prompted me

approfondita = thorough

mi sono resa conto di = I realized that

la mancanza = the lack

speculare = come uno specchio (like a mirror)

deludente = disappointing

inutile = useless, unnecessary

10 modi per dire “Mi piace”

Ecco quindi i 10 modi alternativi per dire “Mi piace” su cui stiamo lavorando io e Gill* durante le nostre lezioni. Provo a elencartele in una specie di gerarchia che va dall’espressione più intensa (la n.1) a quella meno intensa (la n.10).

1. “Lo amo.”

Letteralmente significa I love him ma in realtà può essere usata anche per le cose, non solo per le persone. Il pronome complemento oggetto “lo”, infatti, si riferisce a qualsiasi nome di genere maschile. Per esempio, se mi chiedessero cosa ne penso del film Captain Fantastic, io risponderei “Lo amo.” (anche se, devo confessarti che anche Viggo Mortensen “lo amo”!)

2. “Lo adoro”.

Se non vuoi rischiare fraintendimenti e vuoi evitare la sfera dell’amore, puoi sostituire l’espressione “Lo amo/ La amo” con “Lo adoro o la adoro”. Io adoro le serie tv ambientate nel passato… e tu?

3. “Che figo” / “Che figata”.

Questa espressione è molto utilizzata tra i giovani della mia generazione (anche se devo dire che anche i miei genitori la utilizzano abbastanza frequentemente. Il corrispettivo inglese sarebbe cool! Infatti, potrei dire “che figata!” di fronte a un’innovazione tecnologica o a un evento particolarmente brillante. Prendiamo come esempio i corsi di Online Italian Classes: sono indubbiamente tutti fighissimi 😉

4. “Mi fa morire” / “Mi fai morire”.

Queste espressioni possono essere facilmente interpretate come negative (letteralmente si tradurrebbero come “it makes me die” o “you make me die“). In realtà si usano quando ci troviamo di fronte a qualcosa o qualcuno molto divertente, quindi qualcosa o qualcuno che ci fa molto ridere, ci fa morire dal ridere! Per esempio la serie The big bang theory mi fa morire, ma anche alcuni dei miei studenti mi fanno davvero morir dal ridere!

5. “Mi fa impazzire…”

Proprio come “Mi fa morire”, anche questa espressione si usa in modo positivo. Attenzione, letteralmente significa “It makes me mad” ma non ha niente a che vedere con la rabbia. Al contrario, una cosa che “ti fa impazzire” è qualcosa che ti piace molto. Per esempio, la zucca mi fa impazzire… la mangerei a colazione, pranzo e cena! Invece, “mi fai impazzire” è una frase che, in un contesto intimo, potrebbe avere un significato passionale, legato alla sfera sessuale.

6. “Che forte!”.

Scendiamo un po’ nella scala di intensità e arriviamo a un’espressione molto utile se vogliamo esprimere sorpresa quando qualcuno ci racconta qualcosa. Per esempio, uno dei partecipanti al corso di Arte in italiano che sta conducendo Silvia in questo periodo potrebbe raccontare della sua esperienza a un amico. Dopo aver sentito che il corso è 100% online e coinvolge persone da tutto il mondo interessate alle opere di Leonardo da Vinci, l’amico potrebbe dire “Che forte!”. (Tu invece puoi leggere le recensioni del corso qui).

7. “Che bello!” / “È stato bello”.

Una cosa che non mi stanco mai di ripetere ai miei studenti è che noi italiani valutiamo il mondo in base all’aspetto estetico. Una giornata, più che essere buona o cattiva, è bella oppure brutta. Ecco perché, quando un bambino ci mostra un disegno diciamo “Che bello!” e quando qualcuno ci chiede come’era il nostro ultimo viaggio, rispondiamo “È stato bello”.

8. “Mi ispira”.

Mi piace molto spiegare questa espressione perché è un po’ particolare. Usiamo il verbo “ispirare” in molte occasioni: per esempio quando parliamo di cibo oppure quando parliamo di cose che potremmo comprare o di eventi a cui potremmo partecipare. Per esempio, quando vedi la vetrina di una pasticceria puoi dire alla tua amica “Mmm… mi ispira quella torta al cioccolato!”. Oppure, quando vedi il catalogo dei corsi di Online Italian Classes potresti dire: “Mi ispira molto il corso Italian Folklore che comincerà a novembre!”

9. “È carino”.

Un gattino è carino, un biglietto di auguri è carino, un nuovo collega è carino (e qui c’è un doppio senso: può essere gentile oppure può avere un bell’aspetto). Insomma, “carino” non è niente di entusiasmante ma è sicuramente piacevole. In altre parole, nice!

10. “Non mi dispiace” / “Non è male”.

Dopo queste frasi di solito compare una parolina che potrebbe essere “ma” oppure “però”. Per esempio potrei chiederti “Ti è piaciuto l’ultimo film di James Bond?” e tu potresti rispondermi “Non mi è dispiaciuto, però…”. Potresti anche dirmi “Non era male, ma…”. Insomma, il discorso non può certo cadere nel vuoto 😉

Allora, dopo questa “carrellata” dei 10 modi italiani per dire “Mi piace” hai capito cosa sto cercando di venderti? In realtà, secondo me non dovrei sforzarmi tanto per convincerti a partecipare al corso online di gruppo “Italian Folklore”, guidato dall’antropologa sociale Laura. Sì, perché quel corso è davvero figo, come puoi leggere qui 😉

PS. *Non voglio essere scortese, ma la lingua italiana è piuttosto egocentrica: prima si mette il pronome personale “io” e poi tutti gli altri!

Vocabolario (seconda parte)

la gerarchia = the hierarchy

i fraintendimenti = the misunderstandings

evitare = to avoid

la sfera = (fig.) the area of…

ambientate = located

valutiamo = we evaluate

in base a = according to

spiegare = to explain

la carrellata = the roundup of

sforzarmi = to make an effort

scortese = rude


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