Today I’ll show you what we use to eat for Christmas in Piacenza, my hometown. This year, as probably many of you experienced, we came through some unexpected events (imprevisti)…
Un piatto di anolini
(see the audio-cover above) Se ti stai chiedendo se ho cucinato io questo piatto, la risposta è no.
E se ti stai chiedendo che cos’è, la risposta è un piatto di anolini, il cibo che tutti i piacentini (gli abitanti di Piacenza) mangiano per Natale.
Si tratta di pasta fatta in casa e ripiena di stracotto, servita in un brodo casalingo gustosissimo e, per chi vuole, il piatto viene arricchito da una spolverata di formaggio (Grana Padano).
Solo i “veri piacentini”, quando hanno finito di mangiare l’ultimo anolino ma nel piatto è rimasto un po’ di brodo, fanno una cosa davvero fanatica: il “sorbì”.
Significa versare un po’ di vino rosso (tendenzialmente Gutturnio) dal bicchiere al piatto, per poi bere il mix rosaceo di brodo e vino con grande soddisfazione.
Ogni famiglia, a Piacenza, segue certe abitudini natalizie, che solitamente variano solo in termini di tempo.
Nella mia famiglia, ad esempio, gli anolini si fanno il primo fine settimana di dicembre (e poi si congelano, fino a Natale) e l’albero (di Natale) si fa il giorno dell’Immacolata (l’8 dicembre – che in Italia è un giorno festivo) così è pronto per accogliere Santa Lucia il 13 dicembre (se non sai cos’è la festa di Santa Lucia, pazienta un attimo, te lo spiego tra poco).
Ora che ho fatto tutte queste premesse, posso dirti che quest’anno ho già infranto due regole tra quelle seguite ossessivamente dalla mia famiglia ogni anno.
A causa di un imprevisto, questa mattina non ho potuto andare a casa dei miei genitori per preparare gli anolini insieme a mia madre e quindi ho utilizzato il tempo guadagnato per fare l’albero di Natale insieme a Massimo. Ora te lo mostro, ma non ridere per favore. Lo so che è piccolo e umile, però è vero! Il nostro primo albero vero.
Questo semplice episodio è solo l’ennesimo esempio di una serie di imprevisti che quest’anno, ne sono certa, hanno travolto tutti noi.
La pandemia (sempre lei!) ci ha fatto annullare viaggi, rinunciare a incontri, costretto a festeggiare i compleanni in casa (non importa se fosse il nostro trentesimo, cinquantesimo o settantesimo compleanno) e ci ha costretti a fare i conti con l’incertezza causata dagli imprevisti.
Una storia d’amore e d’imprevisti
A dire il vero, gli imprevisti sono parte della vita di tutti noi, ma non sono sempre così frequenti. Nella mia, hanno iniziato a esserlo a partire dal 2015, quando un bel giorno Massimo mi ha detto “vieni a Barcellona con me?”. Lui doveva fare un periodo di sei mesi all’estero durante il suo PhD (in Italia si chiama “Dottorato”) e io avevo da poco terminato il mio secondo internship in aziende italiane che non mi avevano dato grandi prospettive di carriera.
E così, siamo partiti per un’avventura non prevista in Spagna che è durata inaspettatamente dieci mesi, finché non ci siamo trovati davanti a un altro imprevisto… Massimo aveva trovato lavoro negli Stati Uniti!
Questa grande notizia per lui, per me si è rivelata una complicazione: va bene la Spagna, ma come avrei potuto raggiungerlo a San Francisco?
Le alternative per me erano due: o sarei rimasta a vivere da sola a Barcellona, in Spagna, con il mio nuovo lavoro e i miei nuovi amici, o sarei ritornata a Piacenza, in Italia, con i miei genitori e i miei vecchi amici.
Indovina che cosa ho scelto?
Ebbene, sì. Ho scelto la seconda opzione ed è così che la mia emozionante vita in salita ha iniziato il suo declino.
Mi sono ritrovata senza lavoro, senza autonomia e persino senza amici, dal momento che – giustamente – le loro vite erano andate avanti senza di me.
Che cosa mi era successo?
La verità è che non ero stata in grado di gestire un imprevisto.
In quei giorni bui, privi di una direzione, ho preso un treno per Bologna.
Bologna è la città principale della regione in cui vivo, l’Emilia Romagna, ma io non l’avevo mai visitata.
Non appena arrivata in stazione, mi sono ritrovata in una città accogliente, tranquilla e molto viva.
I colori caldi delle case, la bellezza architettonica degli archi, la gentilezza dei gestori di bar e ristoranti e l’allegro brusio degli studenti universitari mi hanno ridato speranza: la speranza che potessi ancora trovare il mio posto nel mondo.
Ora che ne è passata di acqua sotto i ponti, non so dirti quante volte sono ritornata a Bologna, sempre con persone speciali. Ero persino riuscita a convincere Massimo a trasferirci definitivamente lì, nel luogo che mi aveva salvata da un periodo difficile.
Ma la pandemia mi ha di nuovo rotto le uova nel paniere: un altro imprevisto.
Non fa niente, perché gli imprevisti, alla fine, sono piuttosto interessanti.
Ps. Lo so che devo ancora spiegarti la storia di Santa Lucia. Facciamo così: te la racconto direttamente il 13 dicembre… Tu devi solo ricordarti di controllare la mail.
Vocabolario 1
ripiena di stracotto = filled with stewed meat
gustosissimo = very tasty
viene arricchito da = is enriched with
una spolverata = a sprinkling
fanatica = fancy
tendenzialmente = mostly
si congelano = you freeze them
pazienta un attimo = please wait
le premesse = introduction
ho infranto = I broke
un imprevisto = the unexpected
guadagnato = gained, saved
ennesimo = umpteenth
annullare = to cancel
Vocabolario 2
estero = abroad
avevo terminato = I had ended
le prospettive = the outlook
raggiungerlo = to reach him
da sola = on m,y own
Ebbene = Well…
persino = even
dal momento che = because
giustamente = reasonably
Che cosa mi era successo? = What happened to me?
non ero stata in grado di = I was’t able to
gestire = to manage
bui = dark
privi di = without, with no
principale = main
mi sono ritrovata = I found myself
i gestori = the owners
l’allegro brusio = the happy chatter
ne è passata di acqua sotto i ponti = Now It’s been a while since that time
trasferirci = to move
rompere le uova nel paniere = literally “to break the eggs in the basket”, it means “to ruin a plan”
Non fa niente = It’s ok
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